DICHIARAZIONI RESE NELLA SALA STAMPA DEL QUIRINALE

CONSULTAZIONI

DICHIARAZIONI RESE NELLA SALA STAMPA DEL QUIRINALE

Palazzo del Quirinale, 26 gennaio 2008

Rappresentanza Parlamentare dei Socialisti e Radicali

On. Dott. Roberto Villetti (Presidente del Gruppo)

I deputati radicali non sono venuti all’incontro con il Presidente della Repubblica: saranno loro a definire la propria posizione. Ho detto al Presidente della Repubblica che è necessario chiarezza nei difficili passaggi che attraverserà la crisi di governo. Per evitare di andare subito alle urne e superare lo scoglio del referendum, si deve partire da un accordo puntuale trasparente su una nuova legge elettorale che costituisce la base preliminare e fondamentale su cui si dovrebbe formare un nuovo governo. Non si può vararlo solo in nome dell'esigenza di fare una nuova legge elettorale senza che se ne conoscano prima i contenuti; non si può accettare a scatola chiusa qualsiasi tipo di governo per qualsiasi legge elettorale. Per quanto ci riguarda, bisogna ripartire dal modello regionale su cui si era fondata la bozza Chiti, che aveva trovato a suo tempo ampi consensi nel centrosinistra come nel centrodestra (Nelle Regioni è assicurata stabilità, governabilità e rappresentatività). Questo disegno potrebbe essere completato da una successiva forma costituzionale di tipo semipresidenziale. Non si può, invece, partire dalla bozza Bianco, che è stata tra le cause di crisi del governo Prodi, quando c'è una maggioranza politica che sostiene il governo. È una diversa maggioranza che dovrebbe sostenere una legge elettorale, per di più trasversale. Prima entra in crisi la maggioranza che sostiene il governo e poi di conseguenza entra in crisi la maggioranza che avrebbe dovuto sostenere una legge elettorale. È il nostro caso. Se si volesse continuare su questa strada – la bozza Bianco - non ci troveremmo d'accordo. Non sottovaluto la richiesta di tornare subito alle urne - fatta da Berlusconi, Fini e Bossi - rende assai accidentato il sentiero per la formazione di qualsiasi nuovo governo. Ripensamenti sono sempre possibili, ma non mi sembra che siano probabili. Ricordiamoci sempre che le regole del gioco non vanno fatte contro questo o quel partito, contro questo o quello schieramento ma con un larghissimo consenso politico e parlamentare. Per verificare fino in fondo se si possono creare le condizioni favorevoli, che allo stato attuale non ci sono, bisognerà individuare una personalità politica che sia in grado di svolgere questo compito in modo imparziale è slegato da logiche interne di partito. Per questa scelta ci siamo affidati e ci affidiamo interamente al capo dello Stato. Comunque, se non si riuscisse a trovare una soluzione positiva alla crisi, cioè se la personalità politica incaricata dal capo dello Stato non riuscisse a trovare un accordo sui contenuti di una nuova legge elettorale (che sarebbe, come ho detto, la base fondamentale per costruire il governo) noi siamo del parere - che abbiamo espresso al Presidente Napolitano con la nostra convinzione - che sia lo stesso governo Prodi a gestire le elezioni. Cioè, con l'esplorazione di una personalità si vede se c'è un accordo elettorale sul contenuto della legge elettorale, se c'è si forma il governo e si presenta alle Camere. Se invece non c'è un accordo sulla legge elettorale, allora si passa la mano e si va alle elezioni e a gestire le elezioni. Come accade molto spesso in tutte le democrazie occidentali, quando entra in crisi un governo non si fa un nuovo governo, si va alle elezioni con il governo che è durato nella legislatura. Questo io ritengo che sarebbe soltanto un bizantinismo italiano. Penso che se invece, come tutti noi auspichiamo - perché noi auspichiamo una soluzione positiva della crisi - si trova un accordo a cominciare dalla legge elettorale, poi accompagnandolo con una riforma istituzionale che eviti il referendum e le elezioni anticipate, allora si può formare un nuovo governo e andare alle Camere.

Domanda

Mi sembra chiaro che voi dite un no chiaro a soluzioni tecniche. Volevo pure capire se nella vostra valutazione questa praticabilità di un governo che possa tentare di cambiare la legge elettorale sia possibile senza un accordo che coinvolga i due maggiori partiti. C'è anche un'altra strada oltre quella?

Villetti

Sono convinto che le regole del gioco si cambiano con larghissima maggioranza, e quindi non penso che si possa fare una riforma elettorale contro. E’ cosa che invece ha fatto la maggioranza di centro-destra: ha cambiato la legge del gioco a maggioranza. Ritengo che sarebbe fondamentale, essenziale, un accordo. Il compito dell'esploratore dovrebbe essere quello di individuare una piattaforma, dei contenuti di una nuova legge elettorale, su cui in Parlamento ci fosse una larghissima maggioranza. Solo se si raggiunge l'accordo sui contenuti della legge elettorale, allora si può formare il governo e andare alle Camere, perché altrimenti diventa un espediente per non andare al governo con il governo proprio. Che significato avrebbe formare un nuovo governo che va alle Camere con un'altissima probabilità di ottenere la sfiducia? Bisogna accertare e verificare se esistono le condizioni politiche - e questo lo si può fare a partire da un accordo sui contenuti della legge elettorale. Se c’è quest'accordo si può formare il governo. Naturalmente, non è che io sottovaluto quello che dicono Berlusconi e Bossi. È chiaro che se noi ci troviamo di fronte a un muro da parte della opposizione non si è in grado di andare avanti. Il punto è quello di abbattere il muro. Noi abbiamo questa volontà. Naturalmente - l'ho detto anche inizialmente - il sentiero non è stretto: è strettissimo, accidentato; allo stato attuale non ci sono le condizioni - basta leggere le dichiarazioni. Io spero che ci sia un ripensamento, che sia anche un senso di responsabilità nazionale e istituzionale per cambiare insieme la legge elettorale. Prima bisogna mettersi d'accordo sui contenuti di questa legge elettorale. Quindi, nessun mandato in bianco, cioè facciamo un governo e poi e poi se la legge elettorale: al primo ostacolo il governo si ferma, non parte neanche dalla stazione.