DICHIARAZIONI RESE NELLA SALA STAMPA DEL QUIRINALE

CONSULTAZIONI

DICHIARAZIONI RESE NELLA SALA STAMPA DEL QUIRINALE

Palazzo del Quirinale, 29 gennaio 2008

Rappresentanza parlamentare Partito Democratico-l'Ulivo

On. Walter Veltroni

Abbiamo detto al Presidente della Repubblica che per noi, prima di tutto, c’è l’Italia. C’è la domanda, l'attesa, il desiderio del nostro paese di uscire da un lungo tempo della vita politica italiana che è stato segnato da contraddizioni e che ha impedito al paese di crescere tanto quanto può e deve, tanto quanto è legato alla sua straordinaria possibilità e capacità

Siamo partiti da qui per dire che bisogna lavorare per trovare una soluzione positiva, una soluzione positiva per corrispondere ad un bisogno di stabilità del paese e all'esigenza di avere finalmente per l'Italia dei governi fondati su una coerenza programmatica, capaci di governare per poter assicurare all'Italia quelle scelte di innovazione di cui l'Italia ha bisogno

Considero l'alternativa delle elezioni anticipate, del precipitare verso l'elezioni anticipate, una alternativa che non corrisponde ai bisogni del paese. Penso che essa appaia anche assolutamente contraddittoria rispetto a ciò che è stato dichiarato da tutte le forze politiche del nostro paese nel corso di questi mesi

Di che cosa ha bisogno l'Italia? Ha bisogno di avere adesso una campagna elettorale di quelle alle quali siamo abituati? Campagne elettorali infuocate, al termine delle quali vincono schieramenti che si sono aggregati sostanzialmente in contrasto con l’altro schieramento senza un programma tanto nitido da poter apparire un programma realmente innovativo? L'Italia ha bisogno di tornare a governi fatti da dodici, tredici partiti, ad una frammentazione che ha portato, con questa legge elettorale, il Parlamento della Repubblica ad avere trentacinque, trentasei gruppi parlamentari? O l'Italia ha bisogno di uscire da tutto questo?

Andare alle elezioni anticipate ora significherebbe riprodurre questo scenario, e penso che sia esattamente il contrario di ciò di cui il nostro paese ha bisogno. Si andrebbe a votare con una legge elettorale che coloro che l’hanno ideata e votata hanno giudicato nel modo che voi sapete, con parole che, diciamo, non è questa la sede per rievocare. Si andrebbe a votare con una legge elettorale per abrogare la quale alcune delle forze politiche che oggi vogliono le elezioni anticipate hanno raccolto delle firme di tante centinaia di migliaia di cittadini per cancellarla. Se si va a votare così, tra un anno noi ci troveremo di nuovo di fronte a un referendum, e questo referendum, che oggi non si potrebbe fare ma che con lo scioglimento delle Camere andrebbe fra 12 mesi, è un referendum che sappiamo essere divisivo anche tra le forze che oggi vogliono le elezioni anticipate. E dunque elezioni anticipate oggi significano instabilità domani: coalizioni di 12 partiti, una condizione assolutamente lontana da ciò che l'Italia - che per noi viene prima di tutto - chiede

Abbiamo avanzato al Presidente della Repubblica le nostre due ipotesi che nascono naturalmente da una premessa. La premessa è che questo è uno di quei momenti della storia del nostro paese nei quali sarebbe necessario uno scatto di responsabilità nazionale, un senso di amore per le istituzioni e per il paese che dovrebbe spingere tutti quanti a fare ciò che l'Italia chiede, e lo hanno dichiarato la Confindustria, le forze sociali, sindacali: la stragrande maggioranza delle persone che sono dentro la società che lavora, che produce e che tiene alto il nome dell'Italia, oggi chiedono non precipitazione verso il conflitto elettorale esasperato, ma chiedono garanzie di stabilità per avere garanzie di innovazione

Questo è uno dei  momenti nei quali - ce ne sono stati tanti anche nella storia recente del nostro paese - ci vuole, da parte di coloro i quali hanno responsabilità politica, senso di responsabilità nazionale

Noi siamo ispirati come Partito Democratico - e lo abbiamo fatto e continueremo a farlo - all'idea che una democrazia moderna sia fatta di dialogo e convergenza sulle regole, e poi di confronto e di conflitto aspro nel merito dei programmi e delle scelte di fondo che dividono gli schieramenti. Ispirati da questo, noi abbiamo lavorato nel corso di questi mesi per creare le condizioni - e abbiamo fatto dei passi importanti - perché si potessero cominciare a definire dei percorsi comuni sulle riforme istituzionali e sulla riforma elettorale. Ed è partendo da qui che abbiamo avanzato al Presidente della Repubblica due proposte

La prima proposta è quella di fissare la data delle elezioni per la primavera dell’anno prossimo  e, nel frattempo, svolgere ciò che l'Italia credo si attenda, e cioè che il Parlamento della Repubblica con un concorso di tutte le forze politiche attui il disegno di riforme istituzionali che è stato incardinato alla Camera e che prevede la riduzione del numero dei parlamentari, una sola Camera che faccia le leggi, più poteri al premier, la riforma dei regolamenti parlamentari che impedisca questa esasperata coriandolizzazione della vita politica italiana, e una riforma elettorale che dia al Paese stabilità. L'Italia ha per la prima volta, dopo tanto tempo, la possibilità in 10 mesi, sulla base di un percorso che è già stato fatto in Parlamento, di dare all'Italia stessa le regole e le condizioni per poter poi correre. E questo è il primo scenario: fissando la data delle elezioni e utilizzando questi mesi per consentire agli italiani di essere sicuri che quando andranno a votare, poi il Paese avrà garanzia di governabilità e di stabilità

La seconda ipotesi è di fissare sempre una data delle elezioni più ravvicinata: entro qualche mese. Ma in questi mesi affrontare tre questioni: la prima è la riforma della legge elettorale. Se la legge elettorale è quella contro la quale si è promosso un referendum, se la legge elettorale è quella della quale il giudizio è stato quello che ho ricordato prima, allora bisogna cambiarla e si può cambiare. Eravamo arrivati ad un passo da un accordo. Ho ascoltato quello che ha detto prima il presidente Berlusconi: insomma, proprio con i suoi tecnici stavamo lavorando ad una ipotesi di accordo fra la prima e la seconda “Bozza Bianco”. Uno spazio che si era definito e ci poteva consentire di arrivare ad una ipotesi, e ci può consentire di arrivare ad un'ipotesi, in poche settimane, tenendo anche conto che c'è un referendum che, comunque, cambierebbe la legge elettorale.

Quindi, si potrebbero utilizzare questi mesi per cambiare la legge elettorale in modo tale da avere poi elezioni da fare nel primo semestre di quest'anno, di avere elezioni che diano certezza di stabilità e possibilità agli italiani di scegliere coalizioni ed eletti. E poi affrontare altre due questioni che io ritengo urgenti. La prima è la questione dei salari, dei redditi delle famiglie italiane che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese da molti anni (dal 2000 ha detto il governatore Draghi gli stipendi dei lavoratori dipendenti sono sostanzialmente fermi), e oggi, grazie al lavoro che ha fatto il governo Prodi, ci sono le risorse finanziarie per poter fare una politica di sostegno ai salari e alla produttività, far crescere i consumi interni attraverso l'incremento dei redditi, e al tempo stesso sostenere le imprese la cui forza è gran parte della forza del nostro paese. E terza cosa affrontare la riduzione dei costi della politica che è un'altra frontiera necessaria per dare al nostro paese un sistema politico più lieve e più veloce

Queste sono le proposte che abbiamo fatto al Presidente della Repubblica, e cioè due governi che abbiano fissato la scadenza delle elezioni. Quindi, non una perdita di tempo, non un modo per dilazionare le scelte, ma un modo per dare la garanzia agli italiani che la prossima volta che andranno a votare comincerà qualcosa di nuovo. Oggi, se precipitassimo verso le elezioni, continuerebbe qualcosa di vecchio.

Domanda

Il partito delle elezioni, in pratica, dice che è illusorio pensare che in pochi mesi si possa arrivare alla legge elettorale. Voi che cosa rispondete a questa dichiarazione, diciamo, di guerra?

Veltroni

La politica ha insegnato che è illusorio tutto quello che non si vuole perché la politica è esattamente la scienza e lo strumento che si ha per realizzare ciò che si ritiene essere utile e necessario per il Paese. Ripeto, non ho citato parole mie, ma ho citato parole di quello che lei ha chiamato il partito delle elezioni che giudica questa legge elettorale assolutamente impraticabile, al punto da volerla abrogare, e appare paradossale pensare che gli stessi vogliono andare a votare con questa legge elettorale. Siamo ed eravamo - l'ho detto allora e lo ripeto - con i capigruppo che sono qui, in particolare la senatrice Finocchiaro che ha seguito con il presidente Bianco il lavoro della Commissione,  sappiamo tutti che eravamo ad un passo da un accordo possibile.

Quello che io penso è che un governo che si costituisca potrebbe lavorare per definire, proprio su questa base, il territorio di una possibile convergenza. Poi si va a votare a giugno. Perché tanta fretta? Se si è così sicuri di vincere, perché tanta fretta? Perché andare a votare con una legge elettorale che si giudica in quel modo, e non aspettare due mesi per votare con una legge elettorale nuova che dia garanzia di stabilità e di governabilità? È una domanda che mi sento di rivolgere contenendo all'interno della domanda anche quell'invito al dialogo, al confronto che è stato, è e rimarrà uno degli elementi di novità nella  vita italiana che abbiamo voluto introdurre.

Domanda

Ma quale accordo è possibile sulla legge elettorale?

Veltroni

Valutate voi. Io posso dire quello che è una registrazione abbastanza obiettiva della realtà. C'è stata una “Bozza Bianco”, poi c'è stato un dibattito che si è svolto nella Commissione, è stato presentato un altro testo: sul primo c'era un consenso, sul secondo c'è stato un altro consenso. Con i tecnici di Forza Italia e delle forze più importanti dello schieramento parlamentare, eravamo nella condizione, e avevamo lavorato nelle ultime ore prima della precipitazione al Senato, per arrivare ad una ipotesi condivisa. Ripeto: non entro ora nel merito perché se vi sarà un incarico, spetterà poi al presidente incaricato di fare questo lavoro di approfondimento, ma sono convinto del fatto che se si è animati dalla voglia di farlo – poi se non si ha la voglia bisogna semplicemente dirlo - una soluzione sia possibile. Si dice che la prima “Bozza Bianco” può essere una base importante, partiamo da lì, in uno spazio che ci leghi al secondo tentativo che Bianco aveva fatto e che teneva conto di diverse osservazioni. Credo che ci siano tutte le condizioni.

Domanda

Lei è favorevole ad un mandato esplorativo oppure ad un incarico?

Veltroni

Guardi, le caratteristiche del mandato sarà il Presidente della Repubblica a definirlo, avendo ascoltato tutte le forze politiche. Credo che il Paese debba al Presidente della Repubblica una grande riconoscenza. Il Presidente della Repubblica, fin dal suo appello di fine anno, ha sottolineato il valore del dialogo e il valore della necessità di una convergenza nella scrittura delle regole del gioco. E credo che, in questi anni, il suo lavoro abbia dimostrato agli italiani di essere un punto di riferimento per tutto il Paese. La scelta che farà - ne siamo certi e per questo quale che sia, avrà il nostro consenso - corrisponderà a questa stella polare che ha mosso il lavoro del Presidente Napolitano nel corso di questi mesi.

Domanda

Nel caso, invece, si vada ad elezioni, Berlusconi è stato molto chiaro, qui poco prima: ha detto che lui si ripresenterà con la coalizione di prima. Quindi, ci sarà di nuovo la Casa delle Libertà, o come si chiamerà. Lei, invece, riconferma le intenzioni di andare solo e ci sarà anche la Sinistra qualora si dovesse andare con questa legge elettorale?

Veltroni

Io ho detto che mi auguro - e penso che tutti gli italiani se lo augurano - di avere una legge elettorale in tre mesi che possa consentire agli italiani di recuperare la possibilità di avere quello che hanno gli altri cittadini europei, cioè degli schieramenti che governano fatti sulla base di un'autentica coesione programmatica. Ho ascoltato prima dire da qui che vi è nelle 12 o 13 Forze che compongono lo schieramento di centrodestra una convergenza sui valori fondamentali. Per me tra valori fondamentali ci sono l'antifascismo, l'unità nazionale, ci sono valori molto importanti e credo che sia importante misurare il grado di coesione attorno a questi valori in tutti gli schieramenti.

Per quanto mi riguarda io confermo quello che abbiamo detto: noi andremo, se ci saranno le elezioni, quale che sia la legge elettorale, con uno schieramento che avrà al suo centro il programma e non più uno schieramento stesso. Cioè, noi non vogliamo dare agli italiani di nuovo l'onere di dover scegliere due schieramenti di 12 partiti fatti l'uno contro l'altro, uniti solo dal fatto di essere opposti allo schieramento che combattono. Noi vogliamo che ci sia un forte elemento di innovazione, uno shock di innovazione in questo Paese anche attraverso scelte politiche coraggiose. Credo che sia venuto il momento che qualcuno in Italia, anche in assenza di norme elettorali, istituzionali, che lo obbligano a farlo, scelga unilateralmente di fare una scelta coraggiosa e di dire agli italiani: invece di continuare con il 12 partiti litigi, divisioni, scegliete una soluzione chiara che da stabilità e serenità al Paese.