Palazzo del Quirinale 25/09/2012

Intervento del Presidente Napolitano alla cerimonia di apertura dell'Anno Scolastico 2012-2013

Saluto tutti i partecipanti a questa bella cerimonia : gli studenti (dai più piccoli ai più grandi), gli insegnanti, il personale del Ministero e degli assessorati, le autorità parlamentari e di governo. Meritano un saluto e un augurio speciale le scuole delle zone colpite dal terremoto perché sono riuscite con grande impegno a iniziare comunque questo anno scolastico.

Vedete, questa è la settima volta che ho il piacere di prendere parte alla festa per l'inaugurazione dell'anno scolastico, festa, cioè, che oggi precede di pochi mesi - come ha ricordato il Ministro Profumo - la conclusione del mio mandato di Presidente della Repubblica. Colgo quindi l'occasione per ringraziare io a mia volta tutto il mondo dell'istruzione per le molte iniziative che abbiamo costruito insieme in diverse occasioni, sempre con calore e convinzione.

I miei auguri vanno non solo agli studenti, alle loro famiglie e agli insegnanti, ma a chiunque ha operato per l'istruzione, da diverse posizioni, contribuendo in vari modi a un'attività così fondamentale per la crescita civile ed economica del Paese.

Il fatto che questo sia il mio incontro conclusivo col mondo della scuola mi suggerisce qualche riflessione di fondo.

Innanzitutto non ci si può abbandonare alla sfiducia nelle nostre possibilità, sottovalutando i progressi compiuti dall'Italia. Progressi straordinari anche nel campo dell'istruzione, se penso alle condizioni in cui eravamo quando tanto tempo fa cominciavo ad andare a scuola ; se penso a quanti fossero allora analfabeti o a quanti nemmeno completassero le elementari - e a quanti erano ancora nel 1951 secondo il censimento.

Ma egualmente guardando ai cambiamenti nel corso degli ultimi anni, da quando sono diventato Presidente, vedo che l'istruzione italiana ha continuato a fare progressi in senso quantitativo e anche qualitativo. Ad esempio, secondo gli ultimi dati OCSE-PISA disponibili sull'apprendimento il punteggio medio degli studenti italiani in matematica è aumentato di 17 punti rispetto al 2003 ; e, in scienze, di 13 punti rispetto al 2006.
I progressi compiuti dimostrano come l'Italia possa farcela, possa migliorare quando si impegna con sforzi collettivi e condivisi. E tuttavia limiti e problemi seri persistono, ed è lungo il cammino da compiere per annullare alcune distanze rispetto ad altri paesi avanzati. Cosa è dunque necessario per far progredire ulteriormente la scuola italiana?

L'insegnante-scrittore già citato dal Ministro ha suggerito di recente la necessità di rafforzare l'unico - così l'ha chiamato - "triangolo amoroso" che potrebbe e dovrebbe funzionare : quello tra insegnanti, studenti e famiglie nella scuola. Sappiamo che purtroppo non funziona ancora abbastanza. Aggiungo che a far parte dell'intesa necessaria al benessere dell'istruzione servono almeno altri tre soggetti : una società che creda e pratichi la superiorità dell'istruirsi bene rispetto al contare sulla raccomandazione, un mondo del lavoro che contribuisca alla formazione dei giovani e premi le loro competenze, un'azione pubblica che riconosca il ruolo cardine dell'istruzione e in essa investa idee e risorse.

Non discuto la libertà e diversità dei giudizi sulle politiche dell'istruzione adottate durante il mio settennato. Ho potuto tuttavia rilevare con favore una certa costanza negli obiettivi perseguiti dai diversi governi che si sono succeduti durante la mia presidenza. Penso, ad esempio, alla comune volontà di incentivare la qualità e il merito anche attraverso meccanismi sempre più estesi di valutazione. Riscontro una costante riaffermazione dell'obbiettivo di modernizzare la didattica rendendola più attraente, più coinvolgente per i giovani. In questi anni ho visto anche mettere in campo nuove misure per collegare l'istruzione agli sbocchi lavorativi, potenziando l'istruzione tecnica e la formazione professionale superiore in relazione alla realtà e potenzialità produttiva del paese.

Un'attenzione crescente delle politiche dell'istruzione è stata costantemente rivolta a ridurre i troppi squilibri fra le diverse parti del Paese, soprattutto fra Nord e Sud. La ridistribuzione di competenze e di capacità a favore delle zone più povere di mezzi e di saperi può rivelarsi sui tempi lunghi una strategia più ricca di risultati per il Mezzogiorno : molto meglio che distribuire sussidi, come si è per tanto tempo continuato a fare! Ma occorre anche che le competenze acquisite in queste aree rimaste indietro trovino rispondenza in una reale richiesta di lavoro qualificato.

Dobbiamo costruire opportunità, dobbiamo farlo, perché questo è l'assillo di tutte le famiglie, quel che mi si dice dovunque io vada : pensate ai giovani. Sì, dobbiamo farlo se vogliamo limitare l'emigrazione dei giovani, in particolare dei giovani più ricchi di istruzione. In questi anni si è tentato di incentivare, il ritorno dei cervelli emigrati e si è cercato di costruire per i ricercatori un ambiente più favorevole in patria. Mi auguro che si prosegua con decisione su questa strada, che non si facciano inversioni di marcia neanche in tempo di crisi. Un paese non può trascurare il suo capitale più importante : la conoscenza. Abbiamo appena ascoltato i nostri fisici Sergio Bertolucci, Guido Tonelli, Fabiola Gianotti che hanno lavorato a una grande scoperta al Centro di Ricerca di Ginevra. Ecco di che cosa sono capaci gli italiani nel campo della ricerca scientifica. Possiamo essere orgogliosi di questi nostri ricercatori e dobbiamo sostenerli.

Nello stesso tempo, come ha ricordato il Ministro Profumo, la scuola è anche, e molto, un'istituzione che educa alla cittadinanza, promuovendo la condivisione di quei valori sociali e civili che tengono unite le comunità vitali, le società democratiche.

Penso alla tutela dell'ambiente, del territorio, degli equilibri naturali. Penso al rispetto della diversità, ad uno sguardo curioso e amichevole per chi ha origini in altri paesi, per chi nella disabilità mostra capacità diverse e straordinarie, come ci ha dimostrato Alex Zanardi, come ci hanno splendidamente dimostrato i nostri atleti paralimpici. E sono felice che tra di noi ci siano oggi alcuni di loro, insieme naturalmente con gli olimpici, a cominciare dalla carissima Valentina Vezzali.

Tra i valori che la scuola ha cercato di promuovere con costanza e impegno in questi anni spicca il valore della legalità. Purtroppo, anche di recente la cronaca ci ha rivelato come nel disprezzo per la legalità si moltiplichino malversazioni e fenomeni di corruzione inimmaginabili, vergognosi. Non è questo accettabile per persone sensibili al bene comune, per cittadini onesti, né per chi voglia avviare un'impresa. Chi si preoccupa oggi giustamente per l'antipolitica deve sapere risanare in profondità la politica. E risanare la politica, far vincere la legge si può, così come si può far vincere la legge contro la mafia: ce lo hanno dimostrato venti anni fa, e li abbiamo ricordati, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Ma la legalità si deve praticare a tutti i livelli, e dunque anche nel nostro piccolo mondo quotidiano. E nella vita scolastica legalità vuole dire rispetto delle sue regole, rispetto dei compagni, specie di quelli più deboli, e soprattutto, vorrei sottolinearlo, rispetto degli insegnanti che sono il cuore pulsante della scuola, e guai a indebolirlo.

In questo grave momento di crisi per le famiglie italiane è importante che la scuola promuova e pratichi un altro fondamentale valore : quello della solidarietà, mostrandosi capace di stare al fianco di chi ha maggiori difficoltà, e anche di sollecitare gli interventi necessari sia al livello pubblico, sia al livello di privato sociale, di fondazioni ed enti privati.

Vorrei concludere con un altro ringraziamento alla scuola e con una sollecitazione rivolta agli studenti, ai giovani.
In occasione delle celebrazioni - ricordate, ne siete stati tanti di voi attivamente partecipi - per i 150 anni dell'Unità di Italia, la scuola ha compiuto un'opera magnifica. Ha dato un contributo fondamentale per consolidare l'identità nazionale e incardinarla sui valori democratici della nostra Costituzione. Grazie ancora a tutti coloro che hanno reso possibile questa straordinaria impresa.

Quelle nostre celebrazioni hanno coinciso col radicarsi di una grave crisi finanziaria e economica internazionale che ha colpito con durezza il nostro Paese. Ebbene, dobbiamo mettere a frutto il rinnovato sentimento di unità nazionale, scaturito da quel vasto movimento per il Centocinquantenario. E insieme dobbiamo essere fino in fondo consapevoli di come le sorti dell'Italia siano legate a quelle dell'Europa. Anche nel mondo della scuola c'è bisogno di rafforzare la fiducia nell'Europa e nell'impegno comune per renderla più democratica e più forte.

Sono tanti gli studenti europei che si muovono da uno Stato all'altro dell'Unione per apprendere le lingue, per i tirocini, per compiere un periodo di studio in Università di altri paesi europei con il programma Erasmus. Spero che questi ragazzi, così come tutti coloro che hanno fatto esperienze in Europa, si facciano promotori di un'identità comune, che comunichino la fierezza di essere cittadini non solo delle loro singole patrie, ma della nostra più grande patria Europea. Questo, cari ragazzi e cari insegnanti, è un compito che affido a tutti voi.

Al nuovo Presidente che verrà auguro di poter provare la stessa emozione e lo stesso piacere che ho avuto io a stare con voi in questi anni, e alla scuola italiana auguro tutto il bene di cui ha bisogno e che merita, assicurandovi che le resterò vicino.

Buon nuovo anno scolastico, studiate seriamente, guardatevi attorno e godetevi la vostra bella, verde età.