Palazzo del Quirinale 04/11/2010

Intervento del Presidente Napolitano in occasione della cerimonia di consegna delle decorazioni dell'Ordine Militare d'Italia

Come negli scorsi anni, ci incontriamo oggi, 4 novembre, giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, per la consegna delle decorazioni dell'Ordine Militare d'Italia a militari che si sono distinti in specifiche attività operative per perizia professionale, senso di responsabilità e valore e che hanno dato così un rilevante contributo all'assolvimento dei compiti delle Forze Armate.

E alle Forze Armate, chiamate a svolgere un ruolo nuovo ed essenziale al servizio dell'Italia e della Comunità Internazionale, mi rivolgo in questa ricorrenza che riveste un particolare significato per il nostro Paese, soprattutto quest'anno, con l'avvio delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

Viviamo un periodo storico di profondi mutamenti, di straordinarie trasformazioni, in cui molto di quello che le società fino a ieri più industrializzate hanno saputo realizzare e il nostro stesso benessere sono, sul piano economico e sociale, rimessi potenzialmente in gioco di fronte all'emergere di nuove grandi potenze globali e dunque di una sfida competitiva senza precedenti, e sono nello stesso tempo esposti, sul piano politico-militare, al diffondersi di fenomeni e movimenti transnazionali destabilizzanti tra i quali il terrorismo che rappresenta di gran lunga la minaccia più insidiosa.

La stabilità e la sicurezza internazionali sono beni pubblici comuni a tutti i Paesi liberi e democratici; sono le condizioni necessarie - pur se non sufficienti - per lo sviluppo economico e sociale, e nessun Paese libero e democratico può sottrarsi al dovere di contribuirvi, nel proprio interesse e in quello di tutta la Comunità Internazionale. Le Nazioni Unite, l'Alleanza Atlantica, l'Unione Europea sono interpreti e strumenti operativi di questo dovere condiviso.

Le nostre Forze Armate sono in Afghanistan insieme a quelle di altri 47 Stati sovrani, nel quadro dei dispositivi di intervento messi in campo da queste Istituzioni e sulla base di decisioni consensuali assunte nel loro ambito.

L'evidenza di questa concertazione e il supporto delle Autorità afghane democraticamente elette, insieme alla fondamentale rilevanza degli obiettivi perseguiti, sono le prove inconfutabili della legittimità e della valenza del nostro impegno.

L'intervento italiano si realizza nel pieno rispetto dei principi e delle circostanze stabiliti dall'articolo 11 della nostra Costituzione. Siamo in Afghanistan non per recare offesa alla libertà di un altro popolo né per risolvere con la guerra una controversia, ma per rispondere all'appello di quelle Organizzazioni Internazionali impegnate ad assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni cui la Costituzione fa esplicito riferimento.

E le dolorosissime perdite di giovani vite che abbiamo dovuto sopportare, al pari di tutti i grandi Paesi partecipanti alla missione, ci inducono non a desistere ma a persistere nel nostro impegno, a moltiplicare i nostri sforzi per onorare quei ragazzi e dare il significato più alto al loro sacrificio raccogliendone i frutti.

La dura realtà delle aree di crisi e innanzitutto la necessità di conseguire al più presto risultati di stabilizzazione e normalizzazione in Afghanistan ci impongono di continuare a procedere nell'aggiornamento delle strategie, delle strutture e delle capacità operative delle forze di sicurezza che le incognite e i mutamenti del contesto internazionale obbiettivamente richiedono.

Lo ha ben compreso l'Alleanza Atlantica, che, con il prossimo varo del nuovo concetto strategico, si accinge a recepire compiutamente nell'ambito della propria normativa l'estensione oltre i confini territoriali dei Paesi membri - come di fatto già accade in Afghanistan e in altre aree di crisi - del principio della difesa collettiva, conferendo a quest'ultima, attraverso nuove forme di partenariato allargato, una dimensione moderna, inclusiva e cooperativa, e superando anche nei modi e nei mezzi impiegati i fondamenti del confronto militare tradizionale.

Lo ha egualmente compreso l'Unione Europea che, con il Trattato di Lisbona, si appresta a rilanciare - così vivamente auspichiamo - su basi nuove e più efficaci la propria politica di sicurezza e difesa, con l'avvio della cooperazione strutturata permanente e del nuovo servizio per l'azione esterna, ovvero della sua rete diplomatica.

E di queste ormai inderogabili necessità di trasformazione sono pienamente consapevoli le Forze Armate italiane che hanno intrapreso da tempo, pur nei limiti imposti dalle ridotte risorse a disposizione, un significativo processo di razionalizzazione, volto a mettere in campo capacità operative più idonee rispetto alle effettive minacce da fronteggiare negli attuali scenari di impiego, garantendo altresì la continuità del reclutamento e delle attività addestrative, così come il mantenimento in efficienza dei mezzi e il loro costante adeguamento ad esigenze come quelle, sempre primarie, relative alla protezione del personale militare impegnato nelle missioni internazionali e alla sicurezza delle popolazioni civili coinvolte.

Credo sia dovere di tutte le Istituzioni del Paese e di ogni cittadino sostenere la Difesa nella realizzazione di questo grande progetto.

In questa ampia prospettiva vanno lette le onorificenze dell'Ordine Militare d'Italia che oggi vengono conferite.

Rendiamo onore a questi uomini, riconoscendone l'impegno e la professionalità e ringraziandoli, anche a nome del Paese, per i progressi che i loro contributi hanno permesso di compiere verso un mondo più stabile, pacifico e sicuro.

Ricordiamo però che, al di là dei loro pur grandi meriti personali che oggi vengono giustamente premiati, essi rappresentano per noi tutti i militari italiani che in questo stesso momento operano nelle aree di crisi con perizia, abnegazione ed entusiasmo.

Anche a quei soldati, marinai, avieri, carabinieri, finanzieri, non premiati ma non meno meritevoli, vanno il plauso e il ringraziamento degli italiani.

Siamo orgogliosi di quanto essi fanno ogni giorno, in nome del nostro Paese e della Comunità Internazionale.

E rinnoviamo l'omaggio alle Forze Armate come struttura portante, insieme ad altre, dello Stato democratico. Quello Stato nazionale unitario, nato 150 anni fa, che deve restare - sulla base dei principi e delle istituzioni di cui la Costituzione repubblicana ci ha offerto il compiuto disegno - punto di riferimento e di continuità per tutti i cittadini al di là di ogni tensione politica e di ogni fase critica.

Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l'Italia!