Palazzo del Quirinale 04/11/2009

Intervento del Presidente Napolitano in occasione della consegna delle decorazioni dell'Ordine Militare d'Italia

Come è ormai tradizione consolidata, anche quest'anno, in concomitanza con le celebrazioni del 4 novembre, giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, ha luogo, qui al Quirinale, la cerimonia di consegna delle decorazioni dell'Ordine Militare d'Italia.

E' questo un evento al quale attribuisco particolare rilievo per ciò che rappresenta per il nostro Paese, ma anche perché mi offre un'ulteriore opportunità di incontro diretto con le Istituzioni Militari e con gli uomini e le donne che le fanno vivere e crescere.

Ieri, come ben sapete, ho fatto visita al nostro Contingente nella missione UNIFIL in Libano ed ho potuto constatare personalmente quanto impegnativi e delicati siano i compiti che le Forze Armate assolvono nelle aree di crisi e conseguentemente quale apporto possano dare alla causa della sicurezza e della pace.

Nello svolgere di fronte ai nostri militari schierati nella base di Shama alcune riflessioni sul 91° anniversario della vittoria nella Grande Guerra che ricorre oggi, ho ripreso il filo del discorso da me tenuto nella stessa occasione lo scorso anno a Vittorio Veneto, su quel che rappresentò, pur nella sua drammatica crudezza, il conflitto 1915-18 come prima grande esperienza collettiva del popolo italiano. Ne uscì completato e approfondito, a cinquant'anni di distanza, il processo di unificazione nazionale ; si radicò nei ceti popolari un senso della patria e del dovere, che si espresse nel modo più sofferto nelle dure vicende della seconda guerra mondiale in cui l'Italia fu trascinata per scelta sciagurata del fascismo - quel senso della patria e del dovere che dopo l'8 settembre del 1943 si tradusse in un moto di liberazione decisivo per restituire libertà e indipendenza alla Nazione.

Viviamo oggi in un mondo radicalmente diverso non solo da quello che conobbe due conflitti paurosamente disruttivi, ma da quello che poi, già dalla fine degli anni '40 subì le contrapposizioni e le lacerazioni della guerra fredda. Si è finalmente unita ora nella pace e nella democrazia proprio l'Europa, che era stata culla e teatro di quei conflitti. Cadute col crollo dei regimi comunisti le barriere tra Est e Ovest, si sono infine aperte nuove straordinarie possibilità di cooperazione su scala globale, nel riconoscimento che il mondo si è fatto davvero uno, più che mai interdipendente e interconnesso.

L'Europa, e con essa l'Italia, non possono sottrarsi alle loro responsabilità nel concorrere al consolidamento della pace, all'affermazione dei diritti umani, a uno sviluppo sostenibile sul piano economico sociale e ambientale. Sappiamo che per riuscirvi è indispensabile che la Comunità internazionale si confronti con fenomeni e rischi molteplici di destabilizzazione, di violenza distruttiva, di negazione di ogni dialogo fondato sul reciproco rispetto, di rifiuto della ricerca di soluzioni comuni, secondo giustizia, ai problemi globali del nostro tempo. In questo quadro si colloca la minaccia devastante del fanatismo, di un terrorismo che non conosce frontiere, della deriva di aree cruciali - anche vicine all'Italia e all'Europa - immerse in crisi profonde e spesso ormai annose.

Di qui l'impegno italiano in missioni internazionali di stabilizzazione, pacificazione, ricostruzione, come quelle che operano in Afganistan, in Libano, nei Balcani. Impegno militare e civile, in una sempre più consapevole e stretta connessione tra i suoi diversi aspetti e modi di essere.

L'ampio consenso di opinione e parlamentare che circonda la nostra partecipazione a queste missioni è una manifestazione significativa dei nuovi terreni su cui oggi si misura l'unità nazionale, come consapevolezza comune del ruolo che spetta all'Italia e all'Europa nel mondo globale, dinanzi alle sfide che esso è chiamato ad affrontare. E il nuovo profilo, e con esso il nuovo prestigio, che le Forze Armate hanno acquisito, costituiscono un fenomeno di tale rilievo, da dover diventare uno dei punti di riferimento nella riflessione che sta per avviarsi sul nostro Stato nazionale a 150 anni dalla sua fondazione.

Ieri a Shama ho espresso la mia meditata convinzione circa la necessità di un pieno proseguimento del nostro impegno in Libano. Dobbiamo corrispondere alla fiducia che da tutte le parti interessate è stata riposta nell'Italia e nei militari italiani; non possiamo rinunciare al capitale di prestigio che grazie alle prove date con la partecipazione alle missioni di peacekeeping, abbiamo accumulato sulla scena internazionale.

Sono più in generale persuaso che - come è stato concordemente ribadito anche in Consiglio Supremo di Difesa - si debba valutare attentamente ogni eventuale ipotesi di pur parziale disimpegno di forze italiane da ciascuna delle missioni in corso, e che si debba assicurare un adeguato supporto finanziario, normativo e giuridico ai nostri reparti.
Confido nello stesso tempo che la "Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione complessiva del sistema di difesa e sicurezza nazionale" possa indicare le misure più efficaci per razionalizzare le strutture e qualificare la spesa privilegiando l'assolvimento dei compiti operativi nelle aree di crisi.
Molto eloquenti sono d'altronde le motivazioni delle onorificenze dell'Ordine Militare d'Italia che ci apprestiamo oggi a conferire ad alcuni Ufficiali e Sottufficiali delle Forze Armate.Ad essi mi rivolgo, concludendo, per esprimere, anche a nome del Paese, tutto il mio apprezzamento per l'impegno, la professionalità ed il coraggio dimostrati nell'assolvere il proprio incarico, in situazioni critiche e anche a rischio della loro stessa vita. Vi siamo grati, per quello che avete fatto e per come l'avete fatto!

Al di là dei vostri pur grandi meriti individuali che questo riconoscimento giustamente premia, voi qui rappresentate tutti i vostri colleghi operanti nelle aree di crisi. Siete esempio della loro perizia, della loro abnegazione, del loro entusiasmo; siete testimoni, di fronte ai cittadini italiani, del nuovo grande ruolo che le Forze Armate svolgono in diverse travagliate regioni del mondo per la sicurezza, la stabilità e la cooperazione costruttiva fra i popoli.

Siate orgogliosi del contributo che avete offerto e che continuate ad offrire al servizio della Comunità Internazionale e del nostro Paese.

Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l'Italia!