Cremona 25/05/2021

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla cerimonia d’inaugurazione del nuovo Campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Rinnovo un saluto molto cordiale al Ministro dello sviluppo economico, al Presidente della Regione, al Presidente della Provincia, al Sindaco, ai parlamentari, a tutte le Autorità, ai presenti e, per tutti, al Cavaliere del Lavoro Arvedi e al Professor Cottarelli.

Un saluto ai docenti di questa Facoltà, e il saluto più intenso e particolare agli studenti che, come poc’anzi mi ha sottolineato il Rettore, sono i veri padroni di casa di questa Facoltà.

Ci troviamo nel Monastero di Santa Monica. Vorrei anzitutto formulare i complimenti per questo splendido recupero e l’apprezzamento per chi lo ha promosso e lo ha reso possibile: il Comune, la Regione, la Provincia, la Fondazione Arvedi Buschini, l’Università Cattolica.

Vi è un altro suggerimento che questa condizione comporta e fa venire alla mente un monastero. I monasteri nell’Alto Medioevo furono i propulsori della rinascita culturale e civile dei popoli d’Europa.

Siamo in un momento di ripresa per il nostro Paese; essere qui, in un monastero, assume quasi un valore simbolico.

Poc’anzi, il Presidente della Regione e il Sindaco hanno sottolineato come questo recupero e l’utilizzo di questo straordinario complesso, che si è trasformato in un suggestivo campus che accoglie studenti, è frutto di una collaborazione tra pubblico e privato.

Una condizione preziosa anche in via generale - non soltanto in questa circostanza - particolarmente in questo momento, in questa contingenza.

La collaborazione fra tutte le realtà del Paese è indispensabile per definire, nel modo migliore, per attuare sollecitamente e con efficienza i programmi che conseguono dal Next Generation dell’Unione europea.

La loro realizzazione tempestiva, veloce, efficace, ha bisogno del concorso di tutte le energie del Paese.

La collaborazione qui realizzata è un esempio, ma questa esigenza deve essere avvertita per ogni problema che riguarda, in questo momento di ripresa, il nostro Paese.

La sfida decisiva in questo frangente è la qualità, elemento che attiene e si riverbera su tutti i versanti della nostra vita, da quello economico, dei mercati, a quello della vita sociale.

Questa Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali lo avverte certamente più di ogni altra realtà.

Avverte con forza quella di dedicarsi con grande attenzione e di incentivare, con la massima solerzia, la ricerca scientifica, il rispetto per la scienza, cui ci ha richiamato con forza la pandemia e la necessità di contrastarla. Sono un elemento indispensabile da preservare non soltanto quando vi sono emergenze drammatiche, ma costantemente nella vita del nostro Paese.

Ciò che in questa Facoltà è sentito, l’esigenza e l’obiettivo di fornire alimentazione a tutti senza impoverire la Terra, senza derubarla, per trasmetterla in buona salute alle future generazioni, è una condizione che qui viene avvertita. Poc’anzi ne ho visto un’interessante applicazione scientifica in un laboratorio della Facoltà.

Questa è una condizione che va rammentata con grande determinazione perché rientra anche essa nella consapevolezza del debito che si ha nei confronti delle future generazioni. Vi è un debito nei confronti dei giovani di qualunque Paese, del nostro particolarmente. E non è soltanto il debito finanziario (quello che nasce dal debito pubblico del nostro Paese) è un debito che si esprime nel riconoscimento del ruolo dei giovani, nel disegnare con puntualità e in maniera adeguata il futuro.

Questa è l’occasione - con i programmi che sono in corso di definizione e poi di attuazione - per disegnare in maniera adeguata il futuro del nostro Paese da consegnare ai giovani, rifuggendo dalla tentazione, dalla tendenza - che sovente si avverte - di farsi rinchiudere o imprigionare nella considerazione esclusiva, e quindi effimera, del momento presente. Una considerazione esclusiva ed effimera che ignora il passato e la storia e trascura il futuro. Qui, in questo luogo universitario, destinato ai giovani, e quindi al futuro, è un richiamo che questa circostanza consente di fare con determinazione.

Ringrazio l’Ateneo e il suo Rettore per l’intervento che ha fatto, per come ha esposto ulteriormente i passi che fa l’Ateneo. Ma vorrei riprendere particolarmente questo richiamo che anch’egli ha fatto: l’esigenza di pensare il nostro Paese per i giovani, per consegnar loro, al di là delle convenienze del momento, un futuro adeguato che garantisca il futuro dell’Italia.

Auguri.