Brescia 18/05/2021

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico 2020–2021 dell’Università degli Studi di Brescia

Rivolgo un saluto di grande cordialità alla Ministra per l’Università, alla Ministra per le Regioni, al Presidente della Regione, al Sindaco e a tutte le Autorità presenti.

Un saluto al Corpo Accademico di questo Ateneo, al personale tecnico e amministrativo, di cui abbiamo ascoltato la rappresentante, Monica Bonfardini, che ci ha esposto il senso dell’impegno per lo sviluppo dell’Ateneo. Il saluto più intenso alle studentesse e agli studenti, principali protagonisti di questa occasione e dell’Anno accademico, e alla loro rappresentante Marta Cremaschi - che ringrazio per il suo intervento - e un saluto molto intenso ai Rettori di altri atenei presenti.

Ringrazio il Rettore per l’invito ad essere presente a questa cerimonia, invito più volte cortesemente reiterato. Finalmente siamo riusciti a realizzarlo. Sono molto lieto di essere qui, per due ragioni. La prima che sarà confermata tra poco, in occasione della visita per il restauro della Vittoria Alata; la vicinanza alla città di Brescia e alla provincia di Brescia così pesantemente colpite dalla pandemia.

Questo è il tempo del rilancio. La vicinanza di tutto il Paese a Brescia e alla sua provincia è stata ampia, grande. Questo è il tempo del rilancio comune. Ed è una condizione che sottolinea quanto sia stata grande la capacità di resistenza che la città ha manifestato. Il momento, come quello pandemico, ha sottolineato al nostro Paese, alla nostra comunità nazionale e a tutto il mondo, quanto dipendiamo gli uni dagli altri, quanto abbiamo bisogno degli altri, quanto sia necessario che ciascuno faccia la sua parte.

Mentre questo, nella dimensione internazionale, ci auguriamo che serva come insegnamento per accantonare o rimuovere motivi di contrasto e contrapposizione di fronte all’evidenza di pericoli davanti ai quali tutti abbiamo le stesse fragilità e le stesse esigenze, nella dimensione nazionale, nella nostra comunità, questo ci richiama al senso della solidarietà, a fare ognuno la parte propria.

Questo ateneo ha svolto questa parte, l’ha svolta - come il Rettore ci ha ricordato - nel continuare con docenti e studenti il suo impegno. Lo ha svolto nell’aiuto agli Spedali Civici. Lo ha svolto riuscendo a garantire la continuità dell’insegnamento nelle forme consentite e possibili, in quelle particolari condizioni che hanno attenuato - non eliminato - le privazioni che docenti e studenti, soprattutto, hanno avvertito nelle Università, così come in tutti gli ordini di studio del nostro Paese. Ma garantire l’insegnamento è stata un’opera di grande impegno e di grande merito perché ha dato la dimostrazione che non si interrompeva la vita del nostro Paese.

Quindi grazie a tutti gli Atenei del nostro Paese che hanno garantito questo compito con uno sforzo impegnativo. Un grazie che vorrei trasmettere, attraverso la Ministra Messa e i Rettori degli Atenei qui presenti.

C’è un’altra ragione per cui sono lieto di compiere questa visita. Tra i compiti e le attività del Presidente della Repubblica vi è quella di essere presente nei territori del nostro Paese, di rappresentare la vicinanza delle istituzioni nazionali alle sue varie zone e aree.

La pandemia ha rallentato, per qualche tempo ha anche frenato, questa attività e questo impegno. L’ultima mia visita lontano da Roma è stata il primo novembre, qui vicino, al cimitero di Castegnato. Ma a parte quella visita particolare - di ricordo dei defunti, sottolineando il ricordo di coloro che sono morti in solitudine durante la pandemia - l’ultima visita in condizioni di ritmo normale era stata a metà ottobre, in un altro Ateneo, a Macerata.

Sono lieto di riannodare così, con l’ultima visita prima della sospensione e la prima dopo questo intervallo, a due atenei, di sottolineare quanto sia importante il ruolo delle nostre Università.

In questi ormai oltre sei anni dalla mia elezione ho svolto come un tour tra le nostre Università. Continuerà negli ultimi mesi della mia presidenza, e non perché la mia vita da poco più che adolescente fino all’ingresso nella vita pubblica, nelle istituzioni, è stata dentro l’Università; non per questo ricordo personale, ma per la consapevolezza dell’importanza del ruolo che gli atenei rivestono nel nostro Paese, dell’esigenza di rafforzarli, consolidarli, incoraggiarli, sorreggerli. Anche nell’obiettivo, indispensabile da perseguire, di aumentare il livello di istruzione universitaria e il livello percentuale dei laureati nel nostro Paese.

Questo è il motivo di questa sottolineatura del ruolo delle nostre Università, confermato quest’oggi dalla relazione del Magnifico Rettore, così interessante per tanti aspetti.

Forse tutti avranno avuto la mia impressione: questa mattina quel che ho percepito è la sintonia dei vari interventi e l’allineamento con il senso e con lo spirito dell’impegno dell’Unione per la nuova generazione europea, per il programma Next Generation. Lo ha fatto il Rettore, sottolineando l’attività ampia, complessa, articolata in tanti versanti e settori che questo Ateneo in trentanove anni ha conseguito. Lo ha fatto, ricordando la proiezione futura che viene curata nei programmi dell’Ateneo.

Lo ha fatto con la sua Lectio Magistralis la professoressa Sorlini, che ringrazio molto, parlando di ricerca e innovazione, e sottolineando come questo sia inscindibile da una dimensione etica che orienti non soltanto i filoni di ricerca, ma soprattutto l’utilizzo delle opportunità che la ricerca offre al genere umano. La ricerca scientifica offre delle opportunità: l’uso che se ne fa è positivo o negativo a seconda delle scelte che si compiono. È questo il senso della responsabilità evocato alla fine della Lectio Magistralis dalla professoressa Sorlini.

Vorrei concludere queste parole di augurio, di saluto, affiancando all’augurio per l’Anno accademico l’apprezzamento per questa proiezione verso il futuro.

Questo è il carattere di questo momento storico: l’attenzione al futuro, alla ripresa, quella che viene chiamata con un termine approssimativo ‘la ripartenza’; nella ricerca che è stata evocata questa mattina di nuovi equilibri di normalità nuova, ma di una normalità più consapevole, che renda così possibile una vera crescita veloce e nuova del nostro Paese.

Grazie e auguri per l’Anno accademico.