Roma 21/02/2020

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’incontro con la Comunità Ebraica al Tempio Maggiore di Roma

Vi ringrazio, ragazzi e ragazze, di questa accoglienza. Vorrei ringraziare molto il coro. Siete bravissimi! E vorrei ringraziare la Presidente Dureghello e Rav Di Segni per avermi offerto questa opportunità di incontrarvi qui nel Tempio Maggiore, nel corso di questa visita che in questo modo si conclude nella maniera più calorosa e più allegra: con voi, ragazzi.

La visita che ho chiesto di svolgere per recare un saluto alla Comunità ebraica romana è per rendere omaggio a questa comunità molto antica, credo la più antica d’Europa.

Vedete, bambini e ragazzi, quando ero giovane ho vissuto a lungo a Roma e mi sentivo romano. Ma già alle elementari alcuni amici e compagni di scuola mi presentavano un vecchio detto popolare romano: che si può essere romani soltanto se si hanno alle spalle sette generazioni nate a Roma.

Voi avete 2.200 anni alle spalle. Sono ben pochi a Roma quelli che possono sentirsi più romani di voi. Questa considerazione così ovvia, d’altronde, mi induce a esprimere riconoscenza alla comunità ebraica italiana – e saluto la Presidente Di Segni - per il contributo che ha recato al nostro Paese nella sua storia, nella sua cultura, nella sua arte, nella sua civiltà, nella sua vita sociale e in quella delle istituzioni.

È un contributo di altissimo livello – come ha detto poc’anzi così bene Rav Di Segni – con il proprio carattere, le proprie specificità, la propria cultura.

Questa differenza, questa diversità di apporti è la ricchezza del nostro Paese.

La democrazia esiste proprio perché dà voce alle diversità, ai contributi differenti che vi sono nella società. E il contributo recato dalla Comunità ebraica nel nostro Paese è decisivo nella storia d’Italia.

Non sempre questo è stato compreso. Vi sono stati tanti periodi di sofferenza.

Ottantadue anni fa, l’Italia ha vissuto la vergogna delle leggi sulla razza; vi sono stati momenti drammatici pochi anni dopo, crudeli e tragici. Ma il contributo della Comunità ebraica italiana è un pilastro del nostro Paese.

E, in più, la nostra Costituzione –che poc’anzi Rav Di Segni ha ricordato - con il suo articolo 3 conclude, in maniera irreversibile e definitiva, la ricchezza degli apporti al nostro Paese, sottolineando l’eguaglianza di ciascuno e quanto sia importante rispettare le specifiche diversità di ciascuno.

Vorrei esprimere anche, Presidente Dureghello, la mia riconoscenza. Ho conosciuto figure che non dimentico: indimenticabile davvero è il Rabbino Elio Toaff, la Presidente Tullia Zevi, il Presidente Renzo Gattegna cui invio gli auguri per la sua salute.

Vi sono dei momenti che non si dimenticano. E queste figure, insieme a tante altre, della Comunità ebraica italiana e romana, hanno recato contributi di tale valore che io esprimo riconoscenza per quanto hanno fatto e quanto hanno donato al nostro Paese.

Non mi dilungo più, non voglio annoiarvi. Ma vi ringrazio ancora per la vostra presenza.

Vorrei salutarvi con un’espressione ebraica molto bella, che è un inno alla vita: l'chaim. E, visto che mancano poche ore al tramonto - e come ha detto Rav Di Segni - domani qui al Tempio Maggiore ci si riunirà per la preghiera, vi auguro Shabbat Shalom!