Palazzo del Quirinale 17/02/2020

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Cerimonia di consegna delle onorificenze O.M.R.I. conferite “motu proprio” a cittadini distintisi per atti di eroismo e impegno civile

Benvenuti al Quirinale.

Per me è davvero un grande piacere accogliervi e consegnarvi, come ho appena fatto, le insegne delle onorificenze che esprimono la riconoscenza per i vostri comportamenti.

So che molti di voi hanno manifestato sorpresa quando hanno avuto la notizia di questi riconoscimenti, e lo capisco. Non mi sorprende perché pensavate, e pensate, di aver fatto semplicemente quel che vi appariva giusto nelle circostanze che si sono presentate o negli eventi che avete attraversato.

Naturalmente questa sorpresa accresce la riconoscenza. Perché, come è ovvio, come è evidente dai vostri comportamenti, non lo avete fatto per ottenere la notorietà dei riflettori. Ed è veramente un motivo di ringraziamento forte che avverto nei vostri confronti.

Aiutare delle persone in pericolo, impegnarsi per far superare condizioni di sofferenza e difficoltà, di emarginazione, di bisogno, impegnarsi per la cultura e la ricerca scientifica, adoperarsi per la difesa dell’ambiente, attivarsi per la legalità: sono tutte manifestazioni di un unico ambito, che è quello della solidarietà, del coraggio di essere solidali nei confronti di singole persone o della società nel suo complesso.

Questo è ciò che significa avvertire il senso di un destino comune della nostra convivenza in Italia, e non soltanto nei nostri confini, ma in un mondo che sempre più presenta sorti comuni nel suo futuro e nel suo presente, addirittura.

La solidarietà che avete manifestato non è soltanto altruismo. È invece – appunto - sentirsi parte di una comunità. E praticarla rende i cittadini protagonisti e costruttori della società.

La spinta egoista va in direzione dello star bene da soli. Invece il senso di solidarietà porta a sostenersi reciprocamente, all’avere bisogno degli altri per condividere speranze e difficoltà, e per camminare insieme, come nella convivenza è indispensabile.

Talvolta leggo e ascolto alcune considerazioni piene di ironia nei confronti dei cosiddetti ‘buoni sentimenti’. E va forse ripetuto, con chiarezza - con garbo ma con chiarezza - che preoccuparsi del bene comune, preoccuparsi degli altri, non è un’espressione buonista, da libro ‘Cuore’. È piuttosto l’esser consapevoli che la convivenza è questione comune; significa rendersi conto che è necessario attivarsi concretamente perché la società si sviluppi positivamente per il suo progresso in tutti i settori. Perché la solidarietà consente al Paese di crescere e progredire.

La nostra Costituzione, all’articolo 2, appena dopo aver richiamato i diritti fondamentali di ciascuna persona, indica espressamente i doveri inderogabili di solidarietà, perché c’è un legame strettissimo, inestricabile, tra diritti e solidarietà. E questo è ciò che la nostra Costituzione indica e che, in realtà, voi avete ben compreso e interpretato.

Nella storia moderna e contemporanea ci sono due parole che hanno avuto grande successo, per fortuna: libertà ed uguaglianza. C’è chi mette di più l’accento sulla libertà, chi di più sull’eguaglianza, ma esprimono due valori, due principi fondamentali e irrinunciabili.

Ma se non vi fosse accanto ad essi il senso della convivenza rischierebbero di essere due parole incompiute. Una società fatta di liberi e uguali, ma non solidali, rischierebbe di essere sterile. E, in realtà, senza il senso della convivenza comune rischiano anche di venir meno la vera uguaglianza e la vera libertà.

Nel nostro Paese vi è tanta solidarietà. Vi sono molte radici, profonde, antiche: la sua civiltà, la sua cultura, il suo umanesimo. È un carattere tradizionale della nostra società, del nostro Paese.

Ma la solidarietà non si realizza per inerzia, automaticamente; va fatta vivere, praticandola e realizzandola nelle varie stagioni, perché altrimenti si disperde.

Ecco, questo è quel che avete fatto e quello che fanno anche, come voi, tante altre persone nel nostro Paese. Lo fanno e continuano a farlo.

E voi, qui, li rappresentate tutti.

Vi è una cosa che vorrei aggiungere per rendervi informati. Negli ultimi tempi è cresciuta l’attenzione verso le onorificenze che si sono ripetute in questi anni, grazie agli articoli dei giornali e alle trasmissioni televisive su questi riconoscimenti. E giungono al Quirinale molte lettere di persone che segnalano casi di comportamento virtuoso. Non sono persone che candidano loro stessi, ma indicano altri che meriterebbero riconoscimenti.

Sono lettere di persone della più varia e diversa estrazione, attività, condizione.

Una lettera che mi è arrivata da Pavia conclude così, vorrei leggerlo: “credo sia importante farle sapere che ci sono cittadini così, credo sia importante farle conoscere la loro dedizione e il loro impegno”.

Ho poco da aggiungere: è necessario far conoscere quel che di bene avviene. Raccontarlo. Diffondere la notizia. Facendolo si rende anche un servizio alla verità e un servizio alla Repubblica.