Palazzo del Quirinale 12/11/2019

Brindisi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del pranzo di Stato in onore del Presidente della Repubblica Portoghese Marcelo Rebelo de Sousa

Signor Presidente,

sono particolarmente lieto di accoglierLa al Quirinale in occasione della Visita di Stato che sta compiendo in Italia.

Ho ricordi graditissimi del viaggio compiuto in Portogallo nel 2017.

I sentimenti di straordinaria amicizia che Ella mi espresse a Lisbona e a Porto e la calorosa accoglienza del popolo portoghese sono testimonianza dei vincoli che uniscono i nostri Paesi, accomunati da una eredità culturale che costituisce la migliore sintesi delle nostre relazioni.

E la nostra storia - sviluppatasi intorno a medesime radici - sfocia in una condivisa visione dell’Europa e del Mondo contemporanei.

L’appello sottoscritto da 21 Capi di Stato dell’Unione Europea in occasione dell’elezione del Parlamento Europeo ne è testimonianza.

Mai come oggi “cittadinanza europea”, integrazione e unità costituiscono elementi essenziali per esser presenti sulla scena internazionale.

L’Italia, come il Portogallo, si riconosce pienamente nella tradizione politica del multilateralismo. Il dialogo rappresenta lo strumento più efficace per la pace e la mutua comprensione tra i popoli.

Nutriamo comuni sensibilità e avvertiamo identiche responsabilità rispetto al futuro dell’Unione Europea.

Siamo, entrambi, consapevoli di essere giunti a uno snodo decisivo nel percorso di integrazione, per poter, completando l’architettura dell’Unione, soddisfare pienamente i bisogni e le necessità dei nostri cittadini e delle nostre comunità.

So che si tratta di temi vicini alla Sua sensibilità e a quella del popolo portoghese.

Dobbiamo nell’Unione, tutti insieme, avere coraggio!

Guardiamo, anche per questo, con fiducia alla Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, che il Portogallo assumerà nel primo semestre del 2021, certi che si tratterà di un momento nel quale la collaborazione si farà ancora più stretta.

 

Signor Presidente,

ricerca, scienza, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale costituiscono il “legame forte” dell’identità europea.

Quest’anno commemoriamo il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci - celebrato con varie iniziative anche in Portogallo - ma anche i cinquecento anni della navigazione di Fernao de Magalhaes, le cui gesta furono tramandate dal vicentino Antonio Pigafetta.

Due avvenimenti che possiamo considerare tappe di un percorso entusiasmante, quello della civiltà europea, nella incessante esplorazione di nuovi orizzonti.

In questo percorso portoghesi e italiani si sono sempre trovati vicini in un impegno che si rinnova.

Penso, ad esempio, all’Associazione degli Scienziati e Ricercatori Italiani in Portogallo, intitolata alla matematica greca Ipazia d’Alessandria, che concretizza quel desiderio di proficuo confronto, che da sempre lega nella ricerca scientifica il viaggio delle nostre menti migliori verso nuovi orizzonti.

Penso, ancora, ai grandi architetti portoghesi e italiani che, in un rapporto di ispirazione reciproca, hanno concepito il vivere comune delle nostre città nel corso dei secoli, da Nasoni a Renzo Piano, fino a Eduardo Souto de Moura, il genio del quale è stato celebrato con il Leone d’Oro alla Biennale di Architettura di Venezia.

Desidero menzionare, nel campo delle arti creative, lo scultore Rui Chafes e il suo rapporto con Matera, ben prima che la città divenisse capitale europea della cultura, e Leonor Antunes eccezionale protagonista - quest’anno - della Biennale d’Arte di Venezia.

L’adesione dell’Italia, come osservatore associato, alla Comunità dei Paesi di Lingua Portoghese suggella l’interesse suscitato dalla lingua di Camões e di Fernando Pessoa e di numerosi altri autori portoghesi come David Machado e Lidia Jorge, oggi diffusi anche qui.  

 

Signor Presidente,

esperienze e sensibilità vicendevoli ci portano ad essere particolarmente attenti al ruolo che le Università ricoprono nel contribuire a società dinamiche e aperte, nel rinnovare l’esperienza dei “clerici vagantes”.

Sono lieto che, anche per Lei, questa visita si concluda in un’Aula universitaria. Nell’Ateneo più antico del mondo, a Bologna, che ha deciso di conferirLe il prestigioso Sigillum Magnum.

Bologna come Coimbra, ben prima della nascita degli Stati-nazione, ha rappresentato un luogo di aggregazione culturale e civile, fondamenta del consolidarsi di un pensiero europeo.

Con questi sentimenti, Signor Presidente, mi è grato levare il calice all’amicizia tra i nostri Paesi e al benessere Suo e dei popoli del Portogallo e dell’Italia.