Magnifico Rettore,
Autorità,
Cari Studenti,
sono lieto e onorato di poter prendere la parola davanti a voi quest’oggi. Ringrazio di cuore il Rettore Hafiz Pashayev per aver organizzato questo incontro e per la generosa accoglienza riservatami.
Prestigiosi capi di Stato hanno avuto il privilegio, prima di me, di prendere la parola in questo auditorium e fra questi Shimon Peres, figura di grande rilievo internazionale. Presenze che testimoniano le scelte di apertura verso il mondo, di confronto tra culture e disponibilità al dialogo, di questa Accademia.
Si tratta di scelte che manifestano grande lungimiranza, realizzate in un’epoca attraversata da tensioni e in una parte del mondo – la regione in cui si trova l’Azerbaigian – caratterizzata spesso da equilibri fragili se non da situazioni di vera e propria crisi.
Era mio desiderio avere la possibilità, nel quadro della mia visita, di un incontro pubblico e, in particolare, di un dialogo con Voi studenti, e sono lieto del fatto che tra di Voi, sino a pochi mesi fa, vi fossero anche due studenti italiani, che hanno conseguito un master di secondo livello.
L’avvenire dell’Azerbaigian risiede in larga parte nelle vostre mani, chiamati come sarete a determinare il futuro del Vostro Paese e delle sue relazioni internazionali, a partire dai legami con le nazioni geograficamente a Voi più vicine, a quelli con i partner dell’area del Grande Mediterraneo, ai quali si è rivolta la vostra attenzione in anni più recenti, l’Italia fra questi.
Non è un esercizio sterile, quindi, in occasione della prima Visita di un Capo dello Stato italiano in questo Paese, ripercorrere la strada compiuta insieme e provare ad accennare ad alcune possibili direttrici per l’ulteriore sviluppo delle nostre relazioni.
Nei cordiali colloqui che ho avuto stamane con il Presidente Aliyev, abbiamo rievocato le origini degli antichi legami che uniscono i nostri popoli.
A Gobustan, non lontano da Baku, si trova la più orientale delle iscrizioni romane pervenute sino ai nostri giorni: alla fine del I secolo dopo Cristo, la Legione XII, cosiddetta “Fulminata”, si trovava in queste terre, a sostegno del Regno dell’Albania Caucasica, con cui Roma intratteneva rapporti politici e commerciali.
Lo testimoniano anche i numerosi ritrovamenti archeologici che hanno riportato alla luce, nel territorio azerbaigiano, monete e manufatti risalenti a vari imperatori romani.
Le relazioni tra queste terre e l’Italia non si sono interrotte mai lungo tutto il Medioevo e la prima età moderna.
Al pari di molti uomini di commercio e impresa d’ogni epoca, Marco Polo costeggia queste terre nel suo viaggio verso la Cina, consegnandoci una descrizione del petrolio che qui sgorgava in abbondanza.
Si legge, ne “Il Milione”, che «c’è una fontana d’olio che scorre con grande abbondanza tanto che se ne possono caricare cento navi per volta: non è olio da usare per condimento di cibi ma buono per ardere e ungere i cammelli. Per quest’olio viene gente da molto lontano e per tutta la contrada solo quell’olio si arde e si brucia». [cap XXII]
Recenti studi dell’Accademia nazionale delle Scienze dell’Azerbaigian, intrapresi dal professor Farid Alakbarli, ci hanno restituito una messe di manoscritti che testimoniano la costanza dei contatti tra le diverse dinastie che hanno regnato in questa regione e gli Stati italiani.
Fra questi importanti documenti, vi sono corrispondenze diplomatiche con le dinastie degli Ilkhani, dei Safavidi, degli Afsharidi, e manoscritti antichi riconducibili ad antichi poeti medievali che hanno scritto in lingua azerbaigiana, come Nasimi (1396-1417) e Fuzuli (1494-1556).
Questo secolare percorso raggiunse un autentico punto di svolta nella seconda metà del XIX secolo, quando la crescente industrializzazione delle attività estrattive proiettò l’Azerbaigian nel “grande gioco” dei commerci e della politica mondiale.
L’Azerbaigian si trovò ad essere, con la messa a disposizione delle proprie ingenti risorse energetiche, interprete e protagonista del più imponente processo di modernizzazione nel mondo, segnando nel profondo i modelli di vita del XX secolo.
L’impulso innescato da questa dinamica si riflette ancora oggi nelle strade di questa splendida città e non è assente, tra i fregi e le sculture che adornano le strade del centro storico di Baku, la mano di architetti e artigiani italiani che qui lavorarono nei decenni a cavallo tra Ottocento e Novecento.
In quel periodo, si assistette anche a una forte crescita dell’interesse di industriali, commercianti, studiosi e diplomatici italiani nei confronti di quest’area.
È in un clima di apertura, dinamismo e disponibilità alla convivenza pacifica che, proprio cento anni fa, nacque la Repubblica Democratica dell’Azerbaigian.
Un centenario che avete celebrato, anche attraverso iniziative in Italia, e al quale mi sono idealmente associato, inviando un messaggio di felicitazioni al Vostro Presidente.
Un’esperienza, quella della Repubblica Democratica dell’Azerbaigian – che, seppur per un tempo troppo breve – ha rappresentato una promessa di cui il popolo azerbaigiano potrà sempre andare orgoglioso.
Colpisce – laddove si consideri con la debita attenzione il contesto storico-politico nel quale tale scelta maturò – la decisione dei padri costituenti azerbaigiani di costituire uno Stato laico, primo nel contesto islamico ad assicurare il diritto di voto alle donne, ventotto anni prima dell’Italia.
Quella Repubblica fu un valoroso esempio di democrazia, attraverso l’istituzione, sul finire del 1919, di un corpo legislativo provvisorio e la previsione di un Parlamento che sarebbe stato composto da 120 membri, rappresentativi di tutte le componenti della società di allora.
Suscita attenzione l’attribuzione di seggi – accanto alla componente maggioritaria, quella di etnia azerbaigiana – alle minoranze armena, russa, ebraica, tedesca, polacca e georgiana. Un chiaro esempio di Stato moderno capace di ricomprendere, nel perimetro dei diritti di cittadinanza, tutta la popolazione, indipendentemente dalla cultura di origine.
Con quella Repubblica l’Italia intrattenne contatti proficui, stabilendo a Baku una propria rappresentanza ufficiale.
I documenti dell’epoca lasciano trasparire con chiarezza come, sin dagli albori, le Autorità italiane abbiano scorto, nella Repubblica azerbaigiana, un nuovo attore di particolare rilievo, ravvisando sin da allora il potenziale per una proficua collaborazione, sulla base di una piena complementarietà di interessi.
Anche durante i successivi decenni, l’Italia – seguendo una tradizione e una vocazione millenaria – rimase una “porta” verso l’Occidente.
Grazie alla forza della cultura e ai nostri legami di amicizia, i rapporti tra Azerbaigian e Italia non furono mai spezzati.
Risale, ad esempio, al 1972 il gemellaggio tra Baku e Napoli, simbolica e concreta testimonianza della rilevanza di quel “ponte” tra i nostri due mari, il Caspio e il Mediterraneo, che siamo ancora oggi, e con convinzione, impegnati a rafforzare.
Magnifico Rettore,
Cari studenti,
Quella tra i nostri popoli è un’affinità che affonda le sue radici nella storia e che la nuova indipendenza dell’Azerbaigian ci ha consentito di rilanciare con vigore.
Oggi, il ponte tra Caspio e Mediterraneo è più importante che mai.
Ed è proprio guardando al futuro che l’Italia si rivolge all’Azerbaigian come a un partner cruciale e a un elemento qualificante di quel “grande Mediterraneo” in cui il nostro Paese è protagonista.
L’Unione Europea, fattore determinante di equilibrio e progresso nell’intera area, contribuirà, per la sua parte, al consolidamento di un sistema di relazioni internazionali sempre più orientato alla pacifica convivenza di Stati e popoli.
Un orizzonte comune, dunque, quello cui ci rivolgiamo, nel quale, a nostro giudizio, l’area caucasica riveste un ruolo di cerniera tra continenti, influenzando, in modo vitale, l’equilibrio della regione mediterranea, da un punto di vista politico, economico e culturale, oltre che per la sicurezza di tutto l’arco strategico che unisce l’Europa Occidentale e Orientale, il Medio e l’Estremo Oriente.
Il processo di stabilizzazione della Regione è vitale anche per noi. Per questo sosteniamo gli sforzi in atto, anche attraverso il rafforzamento del ruolo delle istituzioni multilaterali – come l’OSCE, di cui l’Italia esercita attualmente la presidenza – deputate proprio alla sicurezza e al dialogo regionale.
La dolorosa questione del Nagorno-Karabakh, costituisce un ostacolo innegabile alla pacificazione del Caucaso e ne riconosciamo tutta la gravità.
Siamo impegnati convintamente a sostegno della composizione del conflitto tramite il negoziato in corso, condotto, sotto l'egida dell'OSCE, dalla co-Presidenza del Gruppo di Minsk.
Nel primario interesse di tutte le popolazioni coinvolte, occorre che la risoluzione del conflitto sia assolutamente pacifica, e si basi sulle norme e i principi della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, facendo pieno riferimento ai cosiddetti “principi di Madrid” e alle disposizioni dell’Atto Finale di Helsinki.
L’Azerbaigian rappresenta uno snodo di fondamentale importanza tra diverse macro-aree sociali, culturali e politiche. “Ponte” tra Est e Ovest; partner importante per l’Unione europea e la NATO, elemento di equilibrio e dialogo tra Iran, Russia, Turchia e le straordinarie eredità culturali delle quali questi Paesi sono portatori.
Attraverso l’equilibrata politica estera condotta negli ultimi decenni, Baku si è accreditata quale protagonista del dialogo regionale.
L’Italia sarà lieta di continuare a assecondare lo sforzo dell’Azerbaigian nel contribuire alla stabilità e allo sviluppo della pace nella Regione.
Si tratta, peraltro, di condizioni essenziali anche per utilizzare appieno il potenziale economico che si sviluppa lungo la direttrice Caspio-Mar Nero-Mediterraneo.
Una rotta strategica per la diversificazione degli approvvigionamenti energetici diretti in Europa e per lo sviluppo di nuove vie commerciali intercontinentali, che possano fungere da volano per una crescita condivisa e di lungo periodo.
Un secolo fa, mentre l’Italia stabiliva i primi rapporti politici con il moderno Azerbaigian, era già evidente, agli occhi degli italiani che si affacciavano in questo Paese, la complementarietà tra i nostri sistemi economici con l’obiettivo di assicurare il benessere dei propri cittadini, promuovere lo sviluppo, diventare protagonisti nel sistema degli scambi internazionali.
Una visione che non ha certo perso di attualità a fronte delle complesse sfide poste dall’economia moderna e dalla sua accresciuta interdipendenza. Vi è, piuttosto, ampio spazio per un’intensificazione a tutto campo dei nostri rapporti economici: un obiettivo che passa attraverso una maggiore presenza imprenditoriale italiana in Azerbaigian e la nostra volontà di partecipare ai progetti di sviluppo di settori promettenti e strategici, come la logistica, le tecnologie sostenibili, l’agricoltura.
Magnifico Rettore,
Cari studenti,
ho più volte posto l’accento, in questo intervento, sull’importanza dei valori di convivenza pacifica e apertura che l’Azerbaigian ha saputo coltivare. Ed è su questo tema che vorrei tornare, prima di concludere il mio intervento.
Questa città ospita qualificati rappresentanti dell’Islam, dell’Ebraismo e del Cristianesimo, ortodosso, cattolico e protestante. Un elemento, questo, di straordinario significato.
Osserviamo, con attenzione e soddisfazione, la volontà di valorizzare e perpetuare, auspicabilmente con sempre maggior convinzione e portata, il modello di vita in comune sviluppato dalle diverse etnie e religioni.
Una esperienza che offre agli azerbaigiani, specie ai più giovani, attrezzi utili a confrontarsi con il resto del mondo.
Secondo un proverbio azerbaigiano, “una casa senza un ospite è come un mulino senz’acqua” L’accoglienza, la generosità e il confronto tra donne e uomini di culture, etnie e confessioni diverse costituiscono valori irrinunciabili, poiché solo coltivando il dialogo con l’“altro” siamo in grado di ampliare i nostri orizzonti, comprendere le sensibilità dei diversi popoli, riconoscere e affrontare le sfide, costruire il bene comune nelle nostre società.
Soltanto in questo modo siamo in grado di garantire, a ciascuno, il pieno rispetto di quei diritti fondamentali che sono alla base dello sviluppo di ogni comunità ordinata.
Sono orgoglioso che, nell’ampio spettro delle nostre relazioni bilaterali, i rapporti culturali abbiano un ruolo centrale, grazie alla moltiplicazione delle iniziative adottate negli ultimi anni.
La maturazione delle civiltà dipende in maniera essenziale dalla reciproca influenza che ciascuna cultura è capace di ricevere e di esercitare sulle altre con cui si confronta.
Presenzierò domani, insieme al Presidente Aliyev, all’inaugurazione di una mostra, dall’alto significato simbolico, che prevede l’esposizione dei ritratti – custoditi in Italia, a Firenze, presso la Galleria degli Uffizi – dello Shah Ismail, fondatore della dinastia safavide e importante poeta in lingua azera, e di suo figlio Tahmasp. Conosco il rilievo storico e il valore letterario-culturale che il popolo azerbaigiano attribuisce alla vicenda dello Shah Ismail, e per questo vorrei rinnovare il mio ringraziamento agli Uffizi e alla Fondazione “Heydar Aliyev”, che hanno compreso appieno il significativo portato simbolico dell’iniziativa, rendendone possibile l’inaugurazione durante questa visita.
È particolarmente significativo che si stiano allacciando nuovi legami, soprattutto tra le giovani generazioni.
L’Italia è divenuta, nel volgere di pochi anni, la principale destinazione degli azerbaigiani desiderosi di studiare nei Paesi dell’Unione Europea.
Nello scorso anno accademico, abbiamo registrato oltre cinquecento nuove immatricolazioni nelle nostre università da parte di studenti azerbaigiani che si iscrivono a corsi di specializzazione post-laurea.
L’Italia sostiene attivamente le loro ambizioni, anche attraverso un appoggio concreto offerto ai più meritevoli.
L’Azerbaigian è uno dei 15 Paesi al mondo ai quali è destinato il programma “Investi il tuo talento in Italia”, che sta riscuotendo un grande successo: tra breve, procederemo alla consegna in questa sede di alcune di queste borse di studio.
La nutrita schiera di studenti azerbaigiani in Italia, da un lato, e la presenza qui di una qualificata e operosa comunità italiana costituiscono il miglior investimento dei nostri Paesi per la crescita delle relazioni bilaterali.
Da parte italiana, auspichiamo un approfondimento dei nostri rapporti bilaterali in tutti i settori della vita culturale ed economica, sulla base di rapporti politici frequenti e articolati, per far sì che il ponte tra i nostri due mari, così prezioso per entrambi i Paesi, possa condurci verso traguardi ancora più ambiziosi di quelli, pur tanto rilevanti, raggiunti nell’ultimo quarto di secolo.