Scandicci (FI) 24/02/2015

Intervento del Presidente Mattarella alla inaugurazione dei corsi della Scuola Superiore della Magistratura per l'anno 2015

Autorità, partecipanti ai corsi, Signore e Signori,

sono lieto di partecipare all'inaugurazione dei corsi annuali della Scuola superiore della magistratura, in questo magnifico ambiente, patrimonio di cultura e di storia.

Dopo un lungo, e non facile, percorso di avvio, la scuola è giunta al terzo anno di attività. Ad essa la riforma ha affidato la formazione e l'aggiornamento dei magistrati.

L'importanza di questa scuola riflette quella fondamentale che la nostra Costituzione attribuisce alla Magistratura.

Il Presidente Onida, al quale mi legano rapporti personali di conoscenza e stima profonda, ha descritto, con competenza e passione, i risultati importanti realizzati in questi tre anni e l'ampio e diversificato progetto di formazione, sia all'inizio della carriera, sia permanente.

Alla piena operatività potrà contribuire la possibilità di avere a disposizione, come auspicato dal Presidente Onida, la vicina Badia a Settimo, per la quale si sta opportunamente adoperando anche l'Amministrazione comunale di Scandicci.
Della formazione iniziale avrò modo di parlare in occasione del prossimo incontro con i magistrati ordinari in tirocinio generico, che ne sono i destinatari.

Come hanno fatto i miei predecessori, Ciampi e Napolitano, ho in programma, infatti, di incontrare i giovani magistrati, alla fine del loro tirocinio.

Mi preme rilevare, oggi, riguardo alla formazione permanente, che il Comitato Direttivo ha saputo delineare corsi che testimoniano l'impegno profuso per offrire alla magistratura italiana un percorso formativo completo e moderno, per la loro ricchezza e per il coinvolgimento di altre realtà istituzionali operanti sui temi della giurisdizione.

La scelta di una didattica aperta ad altre competenze, e di una metodologia che favorisce il coinvolgimento dei partecipanti, accomuna l'attività della Scuola alle migliori esperienze di analoghe strutture formative europee.

L'efficacia di questa esperienza viene corroborata dal dialogo continuo e dalla collaborazione intercorsi con il Consiglio superiore della magistratura e con il Ministero della giustizia, ai quali compete, per legge, la proposta delle linee guida sulla formazione. Particolare rilievo acquisirà, quest'anno, la sinergia con il Consiglio, con l'avvio delle attività di formazione per coloro che aspirano a ricoprire incarichi direttivi.

Sovraintendere a un ufficio giudiziario richiede, infatti, oltre alle capacità professionali, competenze organizzative e attitudini relazionali. Esse devono essere promosse e sviluppate in stretto coordinamento con il Consiglio superiore, cui è demandata la scelta dei dirigenti.

La legge istitutiva ha disegnato una scuola di profilo internazionale: si iscrivono in tale contesto le numerose iniziative volte a favorire una migliore conoscenza del diritto e della giurisprudenza europei, sempre più importanti nel nostro ordinamento, e, insieme, la realizzazione di una sempre più intensa cooperazione giudiziaria. Una comune cultura giuridica europea potrà sorreggere l'ambito, sempre più vasto, delineato dallo spazio giuridico che si sta affermando nella dimensione comunitaria.

Va apprezzata l'attenzione che la Scuola riserva alle riforme legislative in atto ed alle strategie organizzative volte al recupero di efficienza; recupero necessario per rispondere efficacemente al bisogno di legalità fortemente avvertito nel Paese.

La qualità del servizio giustizia dipende da molti fattori ma, tra essi, naturalmente, riveste importanza fondamentale la preparazione professionale dei magistrati.

Al magistrato si richiede una costante tensione culturale che trova sì fondamento in studi ed aggiornamenti continui, sempre più necessari nel contesto normativo e giurisprudenziale in rapido mutamento, ma si nutre anche di una profonda consapevolezza morale della terzietà della funzione giurisdizionale, basata sui principi dell'autonomia e dell'imparzialità.

Una sfida tanto più impegnativa in un contesto di crescenti attese da parte dei cittadini, sempre più esigenti verso un servizio essenziale come la giustizia, chiamata a definire, ogni giorno, l'equilibrio tra diritti e doveri applicando le regole dettate dalla legge. Il controllo di legalità, per essere giusto ed efficace, impone percorsi formativi idonei a sviluppare nei magistrati la capacità di comprendere le dinamiche in corso nel mondo in cui operano, ponendo massima attenzione agli attori in gioco.

L'alto livello di preparazione professionale rappresenta la struttura portante su cui si regge l'indipendenza della magistratura.

Da un lato, competenza, mediante l'approfondimento ed il confronto sugli orientamenti normativi e giurisprudenziali, dall'altro, profonda coscienza del ruolo e dell'etica della professione: sono i pilastri sui quali, attraverso la formazione permanente, si regge la capacità del magistrato di svolgere il compito fondamentale affidatogli dalla Costituzione. Un compito né di protagonista assoluto nel processo né di burocratico amministratore di giustizia.

Si tratta di due atteggiamenti che snaturano la fisionomia della funzione esercitata.

Vale sempre il monito di Calamandrei: "il pericolo maggiore che in una democrazia minaccia i giudici è quello dell'assuefazione, del l'indifferenza burocratica, dell'irresponsabilità anonima".

L'ordinamento della Repubblica esige che il magistrato sappia coniugare equità ed imparzialità, fornendo una risposta di giustizia tempestiva per essere efficace, assicurando effettività e qualità della giurisdizione. Un esercizio responsabile dei suoi poteri "in nome del popolo" vede nei percorsi formativi, come quelli proposti dalla Scuola, un passaggio rilevante per raggiungere, e mantenere, il difficile equilibrio tra garanzia, discrezionalità del giudice, risposta al diffuso sentimento di legalità che ho richiamato all'inizio.

È con l'auspicio di buon lavoro a tutti voi che inauguro questo anno formativo 2015.