VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI FOGGIA
Incontro con le Autorità Istituzionali
Foggia, 31 gennaio 2006
Signor Presidente della Giunta Regionale della Puglia,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale,
Signor Sindaco di Foggia,
Onorevoli Parlamentari,
Autorità militari, civili e religiose,
Cari Sindaci della Provincia di Foggia,
proprio qui in Puglia, nel giugno 1999, ho cominciato le mie visite nelle
province d'Italia: venni a testimoniare la riconoscenza di tutta la Nazione per
la capacità e la generosità con cui avete saputo affrontare i difficili
problemi dell'immigrazione.
E in Puglia, con la visita a Foggia, questo mio viaggio attraverso l'Italia si
conclude.
Ho così attraversato tutte le 103 province della Repubblica, scoprendo un Paese
per certi aspetti da me non conosciuto: una terra dalle mille ricchezze e
opportunità, per natura e paesaggi, per cultura e tradizioni, per operosità e
qualità del vivere.
Ho voluto che agli incontri istituzionali fossero presenti i Sindaci di ogni
Provincia, i rappresentanti degli 8.104 Comuni italiani. Attraverso loro,
attraverso i tanti volti che mi hanno accolto in queste città, posso dire di
avere idealmente incontrato tutta la gente d'Italia.
Ringrazio tutti e, oggi, voi in particolare, per la calorosa accoglienza ovunque
ricevuta, per l'impegno mostrato dai responsabili delle istituzioni nei loro
interventi per il buon governo della città, della provincia e della regione.
Questo calore, questo senso di responsabilità rinnovano la mia fiducia per il
futuro della nostra Repubblica. Non è retorica; come ho detto nel messaggio di
fine d'anno, questo viaggio è stata l'esperienza più bella che mi ha
accompagnato durante l'intero settennato, quella che ha alimentato, in questi
anni, la mia forza morale e fisica, l'orgoglio di appartenere a una patria
comune.
La vostra terra, la vostra storia mi hanno ricordato come la lingua - anche
prima di Dante - abbia rappresentato uno degli elementi fondamentali della
identità comune per le genti d'Italia, dal Sud al Nord della penisola.
Mi sono tornati in mente i versi scritti da re Enzo, figlio dell'imperatore
Federico II: "Va canzonetta mia/ … e vanne in Puglia piana, /la magna
Capitana, là dov'è lo core mio notte e dia". Federico II, convinto
assertore dell'incontro e dello scambio fra la cultura europea e quella
arabo-mediterranea, ha lasciato tracce profonde in Puglia e in tutto il
Meridione d'Italia.
Penso agli austeri castelli, che ha progettato e fatto edificare, fra i quali
spicca la magica architettura di Castel del Monte. Penso alle università, che
ha fondato. Penso ancora alla sua lungimiranza politica, ispirata al culto della
pace, della giustizia, dell'equità. Una visione che già otto secoli fa
vagheggiava il sogno di un'Europa cosmopolita, aperta al dialogo e alla
cooperazione con le altre civiltà. Ma ancor prima degli Svevi, sin
dall'antichità, la Daunia - Capitanata è stata luogo di transito e di incontro
di popoli e civiltà diverse: greca, romana, bizantina, longobarda, normanna. Lo
confermano le testimonianze archeologiche, lo straordinario pregio delle
suggestive cattedrali, dei vostri centri storici, custoditi con sapienza e con
orgoglio. Foggia, in particolare, sin dalla sua lontana origine, nell'XI secolo,
oltre che un importante asse costiero di collegamento tra la Puglia e l'Italia
del Nord, ha rappresentato un ponte culturale fra oriente e occidente. La
"Via Sacra Langobardorum" è emblematica di questo percorso e continua
ad essere meta di pellegrini che giungono da varie parti dell'Europa, per
visitare i Santuari di Monte S. Angelo, dell'Incoronata, di San Giovanni
Rotondo, e proseguire, almeno idealmente, verso Gerusalemme. Avete bellezze
paesaggistiche senza pari, in un territorio complesso che dal Tavoliere si
estende al Gargano verso il mare e, all'interno, verso i monti del Subappennino.
Ci sono poi i borghi del Subappennino, piccoli gioielli da riscoprire, legati in
itinerari suggestivi, quelli dei tratturi della transumanza, che scendevano
dall'Abruzzo e dal Molise. Aspettano di essere valorizzati dai progetti
congiunti che state avviando con queste regioni. Storia, cultura e bellezza
della vostra terra sono dati oggettivi da cui partire.
Purtroppo sono dati oggettivi anche l'alto tasso di disoccupazione,
ulteriormente cresciuto negli ultimi anni, l'alta dispersione scolastica, la
denatalità. I bisogni e i problemi sono molti. Vi sostiene, nell'affrontarli,
la coesione sociale della provincia che è salda, anche grazie al ruolo
insostituibile svolto dalle associazioni di Volontariato. Le incontrerò questo
pomeriggio.
Il vostro modello di sviluppo ha nel turismo e nel settore agro-alimentare una
vocazione connaturata al suo territorio. La provincia di Foggia da sola possiede
il 60 per cento della ricettività alberghiera della Puglia. Ci sono le
condizioni per diversi e molteplici tipi di percorsi turistici durante tutte le
stagioni dell'anno: archeologico e artistico, religioso, balneare, termale,
enogastronomico. Foggia, la seconda provincia italiana per estensione, è sempre
stata considerata il granaio d'Italia, con una piana coltivabile seconda solo
alla Pianura Padana. Inoltre, grazie alla felice sinergia con la Regione, con la
Camera di Commercio e con l'Università si sta sviluppando un distretto
agro-alimentare che può aiutare nella specializzazione di produzioni di
qualità e nella diffusione di questi prodotti. La mostra dell'agro-alimentare,
che da due anni avete avviato, è un modo concreto per proseguire in questa
direzione. I progetti di investimenti di cui ha parlato il Presidente della
Regione nei tre distretti di innovazione - le nanotecnologie del Salento, la
meccatronica a Bari, l'agro-alimentare a Foggia - possono fornire un contributo
importante allo sviluppo e alla crescita economica. Foggia, dunque, ha tutti i
titoli per partecipare alla selezione fra le città candidate a divenire sede
dell'Autorità nazionale per la sicurezza alimentare.
Un altro elemento di forza della vostra terra è l'Università, che presenta
punte di eccellenza. Una Università giovane, ben integrata nel territorio,
attenta alle vocazioni da questo espresse, pronta a operare in un rapporto
sinergico con il locale sistema di imprese.
Questa sinergia è la giusta chiave per l'avanzamento economico e sociale della
città e della provincia; permette di elaborare e realizzare progetti
strategici, aperti ai settori più innovativi e orientati a rendere più
proficui gli scambi e le relazioni di partenariato con l'intero Mezzogiorno e
con i paesi dei Balcani e del Mediterraneo. La vostra collocazione geografica,
infatti, vi pone in una posizione privilegiata.
Avete importanti punti di forza da valorizzare, come il Porto di Manfredonia;
più in generale, va rafforzato tutto il sistema della costa adriatica, puntando
sull'intermodalità e sull'utilizzo più intenso delle "Autostrade del
Mare", che devono diventare uno dei percorsi del sistema integrato dei
trasporti. Fra pochi giorni dall'aeroporto civile Gino Lisa saranno attivati
voli di linea per Milano-Linate. E' un importante avvio per ulteriori
collegamenti aerei. Il raddoppio della linea ferroviaria adriatica e la
prospettiva del collegamento con la linea ad alta velocità Napoli-Bari - che
include Foggia, con la costruzione di una nuova stazione - rappresentano
ulteriori opportunità per la riqualificazione urbana e lo sviluppo del vostro
territorio. La provincia di Foggia è anche la terra in cui il processo di
programmazione negoziata ha trovato una prima, soddisfacente applicazione, come
dimostrano i tremila nuovi posti di lavoro creati grazie al contratto d'area di
Manfredonia e a i Patti Territoriali. Questa esperienza positiva conferma che è
possibile invertire le tendenze del passato, accrescere la competitività, fare
più impresa e più occupazione. Uno sviluppo duraturo e sostenibile richiede un
impegno forte e costante condiviso dalle istituzioni centrali e locali per il
buon governo.
L'Italia, nel percorso di risanamento della finanza pubblica avviato nel 1992,
ha dimostrato di essere capace di questo impegno. La "concertazione"
ha diffuso nel Paese la consapevolezza di una responsabilità condivisa, che
genera un clima di fiducia reciproca. Quella cultura deve essere riproposta e
valorizzata. È solo questa cultura del fare e del condividere che consente di
affrontare in modo nuovo la questione meridionale che ancora oggi mantiene una
sua centralità nella politica italiana. Il permanere di un forte dislivello di
sviluppo tra Nord e Sud contraddice i principî che stanno alla base della
stessa unità nazionale e dell'integrazione europea. Dobbiamo preservare la
storia unitaria dell'Italia; dobbiamo confermare il patto costituzionale sul
quale si fonda la nostra Repubblica, che compirà 60 anni il prossimo due
giugno. Dobbiamo proseguire il cammino di integrazione europea.
Per questo le scelte di politica economica nazionali ed europee devono mirare
allo sviluppo delle aree più svantaggiate. Ciò accresce la coesione economica,
sociale e territoriale. É per questo che la Costituzione italiana e la
Costituzione europea prevedono interventi concreti per superare il ritardo delle
regioni meno favorite.
Già trent'anni fa, Pasquale Saraceno ricordava che il divario di sviluppo del
Sud era soprattutto un problema di politica generale, da affrontare con una
precisa strategia della ripresa. La ripresa oggi necessaria all'intero Paese
impone che venga rafforzato il rapporto di fiducia fra lo Stato e i cittadini.
Antonio Genovesi, nel 1768 nelle sue Lezioni di Commercio, ricordava che
"... la prima molla motrice dell'arti, dell'opulenza, della felicità di
ogni nazione, è il buon costume e la virtù".
È una lezione sempre attuale. Ma, aggiungo anche l'insegnamento mazziniano: al
buon costume e alla virtù dei legislatori devono corrispondere i doveri e le
responsabilità dei singoli. Su entrambi i punti occorre insistere.
Per rendere più sentita la cultura dell'interesse generale e per realizzare
programmi rigorosi di sviluppo del Mezzogiorno, è necessario promuovere la
formazione culturale e civile delle nuove generazioni, rimuovendo le condizioni
precarie che inducono tanti ad abbandonare i propri paesi.
Soprattutto, è necessario intensificare il dialogo tra lo Stato - locale e
centrale - e i cittadini, le associazioni dei lavoratori e quelle delle imprese.
È proprio qui che, in questi ultimi anni, si sono registrati progressi,
difficili, ma visibili.
Bisogna andare oltre i risultati positivi già ottenuti. L'utilizzo pressoché
integrale dei fondi comunitari è divenuto un esempio che ha incoraggiato
l'impegno per le politiche di coesione, consentendo all'intera regione di
continuare a beneficiare, fino al 2013, di un flusso di risorse europee non
ridotto, anzi, forse, accresciuto.
Questo risultato, frutto di una cooperazione fra i diversi livelli di governo e
le parti economiche e sociali, deve essere stimolo a fare meglio e di più. Deve
essere, per questa provincia, per questa regione, per tutto il Mezzogiorno
l'occasione di dare più selettività, più strategicità, più efficacia agli
interventi da realizzare.
Nelle mie visite non mi sono stancato di ripetere che occorre fiducia
nell'avvenire; alla gioventù preparata del Mezzogiorno, in grado di competere
con i giovani di qualsivoglia altro paese, io dico ancora una volta: guardate
avanti con fiducia. Abbiate fiducia in voi stessi; sta in voi credere nella
possibilità di farcela.
Questo mio itinerario lungo l'intera penisola è anche un invito a tutti gli
italiani a conoscere meglio la terra in cui hanno avuto il privilegio di
nascere.
Concludo questo viaggio con la sicurezza che proprio da questo Meridione, ricco
di un intreccio mirabile di storia, arte e cultura, l'Italia saprà trarre la
forza e l'orgoglio per riprendere il suo cammino di sviluppo.