INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CERIMONIA DI CONSEGNA
DELLA 40^ EDIZIONE DEI
PREMI "SAINT-VINCENT DI GIORNALISMO"
Palazzo del Quirinale, 9 giugno 2005
Caro Presidente della Giunta della Regione Autonoma Valle d'Aosta,
Caro Presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti,
Caro Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana,
Cari giornalisti, Premiati tutti, Cari amici,
prima di tutto voglio ringraziare i tre presidenti per le parole che hanno detto, non solo per la cortesia nei miei confronti, ma per il contenuto di quanto hanno detto entrando specificamente nei problemi della società italiana.
Voi sapete con quanta attenzione e partecipazione io segua i problemi dell'informazione. Non a caso il mio unico messaggio al Parlamento, inviato nel luglio del 2002, fu dedicato al pluralismo dell'informazione, alla libertà dell'informazione, alla importanza dell'informazione sia attraverso i mezzi radiotelevisivi, che attraverso la carta stampata. E quel messaggio rimarrà l'unico, vero messaggio del mio settennato.
E' stato ricordato, che ricorre oggi il 40° compleanno di questo premio:
auguri quindi per coloro che lo hanno istituito e che tengono in vita, auguri
per tutti coloro che gli danno contenuto, auguri per tutti coloro che sono stati
negli anni riconosciuti meritevoli di questo premio.
Avete raggiunto con questi quarant'anni un traguardo importante in un momento in
cui c'è un particolare bisogno di informazione, di riflessione, di elementi di
conoscenza per capire un mondo sempre più complesso.
Vediamo ogni giorno tanti giornalisti in prima linea che rischiano di persona
per informarci, per trasmetterci immagini, spesso terribili. Ho in mente i
funerali del giornalista libanese assassinato di recente, con tanti giovani che
mostravano in alto una penna, simbolo della libertà di espressione. E' il
rischio al quale si espose Walter Tobagi, che avete ricordato qualche giorno fa
con la stessa commozione di quando fu barbaramente assassinato.
E come potremmo non essere turbati da immagini e informazioni che giungono da
tante parti del mondo, vicine e lontane? Come potremmo non associarci tutti al
vostro appello per la liberazione della giornalista francese Aubenas e di
Clementina Cantoni, ancora in mano ai rapitori, entrambe espressioni di quella
generosità di cittadini che vogliono partecipare attivamente al miglioramento
dell'umanità?
In occasione del 2 giugno, nel mio messaggio agli italiani, ho voluto ricordare che in un momento così complesso, nel quale non solo la nostra economia, ma il nostro stesso modello di vita è esposto al confronto con altre civiltà, altri modelli di vita, è sbagliato guardare solo al cortile di casa.
Ancor più sbagliato lo è concentrare energie in dispute e
polemiche - che spesso durano quanto la fiammata di un fiammifero - sottraggono
energie, distraggono da un impegno straordinario quale quello necessario per la
difesa del nostro modello di civiltà, per il rilancio della nostra economia,
per il nostro progresso civile e materiale.
C'è bisogno, molto più che in passato, di una apertura internazionale, di una
informazione attenta di ciò che accade in Paesi lontani. L'ampliamento
dell'orizzonte della stampa e della comunicazione è un bisogno vitale per
aiutare imprese e individui ad orientarsi, e poi a sapere competere
rinnovandosi, innovando, rendendo sempre più rispondente alle nuove esigenze
del mondo globale il nostro modello di vita non solamente alla nostra economia,
ma proprio alla nostra società. La qualità e la tempestività
dell'informazione sono fattori determinanti di competitività del sistema.
Certo, non tocca solo a voi giornalisti. Gli editori devono fare la loro parte,
devono investire, soprattutto immettendo molti giovani nel mondo
dell'informazione, facendoli viaggiare, formandoli all'estero; in Europa e non
solo in Europa.
E deve fare la sua parte anche il servizio pubblico radiotelevisivo, che è
essenziale per il ruolo che svolge nell'informazione da tutto il mondo.
Una stampa informata, preparata, articolata, pluralistica è stata per le Nazioni europee un fattore essenziale di sviluppo della democrazia, della coscienza civile.
Non potrà che essere lo stesso per l'Unione Europea. All'Europa, per
crescere, serve più informazione, più dibattito sui temi europei e mondiali.
Per tutti questi motivi sono davvero contento di stringere la mano ai vincitori
di questo premio così prestigioso, e di consegnare le onorificenze dell'Ordine
al Merito della Repubblica a tanti giornalisti e giornaliste che questa visione
internazionale l'hanno da sempre.
E' difficile citare fra coloro che premierò, ma non posso non ricordare, anche per motivi di egoismo generazionale, personalità che vedo qui davanti, come Alberto Giovannini e come Igor Man.
Voglio citare in particolare uno dei premiati, Joaquín Navarro Vals, per tanti anni al fianco di un uomo straordinario che ha segnato la storia del mondo contemporaneo: Giovanni Paolo II. Non si è ancora spenta in tutti noi la commozione per la sua scomparsa. Non si spegnerà mai la nostra gratitudine per la sua opera di pace, per la promozione della dignità di ogni essere umano, per la sua eroica testimonianza della forza dello spirito sulla fragilità del corpo.
Oggi voglio solo ricordare che Giovanni Paolo II ha dato al mondo un esempio straordinario di comunicazione moderna, aprendo un dialogo con i giovani, che ha varcato le differenze di generazione, le differenze fra costumi, etnie, religioni.
Rinnovo il mio saluto a tutti voi, i miei rallegramenti a tutti i premiati. E
mi raccomando: la spina dorsale e la schiena sempre diritta.