VISITA A TRIESTE E DUINO 23/02/2000

TRIESTE: INCONTRO CON LE AUTORITA' E CON I CITTADINI

 

 

VISITA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI TRIESTE

INCONTRO CON LE AUTORITA'

Trieste, 23 febbraio 2000

Signor Presidente della Regione,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale,
Signor Sindaco di Trieste,
Signori Sindaci degli altri Comuni della Provincia, e degli altri capoluoghi
di Provincia della Regione Friuli-Venezia Giulia,
Autorità religiose e civili,
Signore e Signori.

Vi ringrazio anzitutto per la vostra accoglienza, per le parole cortesi che mi sono state rivolte, ed ancor più per la concretezza dei discorsi che ho ascoltato. Accanto ai problemi, avete indicato anche le realizzazioni e i progetti di sviluppo economico e civile. E' stata da voi posta in evidenza la volontà di progresso che anima la città di Trieste, la provincia, l'intera regione, con uno spirito di crescente fiducia.

Mi trovo ancora una volta in una regione che porta due nomi, Friuli-Venezia Giulia, come l'ultima che ho visitato, l'Emilia-Romagna.

Davvero l'Italia è un paese straordinariamente ricco di forti identità locali, ed anche di realtà composite: ad ogni tappa del viaggio attraverso l'Italia che ho intrapreso come Presidente della Repubblica, il panorama si rivela più affascinante e stimolante.

Il Paese reale, che incontro in queste visite, mi si presenta molto più vivo e forte di quello virtuale che emerge dalla rappresentazione che sovente ne viene data.

E' con rammarico che ho dovuto rinunciare ad estendere questo viaggio anche al Friuli  ma, dico ai Friulani, che questo è un incontro soltanto rinviato.

Per ragioni di tempo, debbo limitare questa mia visita al solo capoluogo della Regione, a questa grande città, unica in Italia, sia per la sua straordinaria bellezza, fra gli aspri monti del Carso e lo splendido golfo, sia per la sua storia e identità complessa.

Straordinaria, anche per le sofferenze, le separazioni che ha subìto.

Ma non è meno unica per la coscienza intatta e viva del grande contributo culturale ed economico, che essa ha dato e che ancora dà all'unità d'Italia, alla civiltà italiana ed europea.

Della posizione singolare di Trieste come luogo d'incontro di popoli e di culture, come centro di un fecondo scambio culturale e commerciale che si irradia all'intera area dell'Europa centro-orientale, danno testimonianza anche i rappresentanti dei culti diversi e delle minoranze presenti sul territorio, oggi qui con noi, insieme con i numerosi consoli che rappresentano tante nazioni vicine e lontane: a tutti rivolgo un saluto particolarmente caloroso.

Anche voi siete parte dell'identità di Trieste. Sono ben presenti in me, e anche voi le avete ricordate, le sofferenze di Trieste divisa, di Trieste terra di rifugio di profughi istriani e dalmati.

Appena più indietro nel tempo vi è l'amaro ricordo delle tragiche persecuzioni che vi hanno colpito: domani mattina renderò omaggio alle vittime di quelle persecuzioni.

L'Europa degli odii etnici o ideologici, che ci fanno orrore, ha tracciato anche qui il suo solco di sangue.

Sono eventi che appartengono a un passato che noi, nazioni europee a lungo nemiche, oggi unite da stretti vincoli nell'Unione Europea, ci siamo lasciati per sempre alle spalle.

Ma la memoria di questo passato non può essere cancellata. Bisogna ricordare, perché quelle tragedie non si ripetano. Trieste lo sa meglio di ogni altra città italiana.

Non possono essere tollerate indulgenze e tantomeno nostalgie di ideologie dell'odio, all'interno di questa Europa unita, che non è soltanto una realtà economica o politica, ma è prima di tutto un'Europa dei valori.

La Carta dei diritti fondamentali dei cittadini dell'Unione Europea, che auspicabilmente sarà approvata entro l'anno dal Consiglio Europeo, proclamerà in modo pieno e solenne i valori di libertà, di democrazia, di rispetto dei popoli e della persona umana.

Sarà il primo, fondamentale nucleo della Costituzione europea.

Non a caso questo avverrà proprio nel momento in cui si annuncia un grande balzo in avanti dell'Unione: il rafforzamento delle proprie istituzioni e strutture, l'allargamento ad altri Stati.

Forse con maggior evidenza che in qualsiasi altra città italiana si pone qui il problema della "purificazione della memoria": un problema che tocca tutti gli Europei.

Il passato va ricordato proprio per saperci affrancare da ogni scoria di eredità pericolose, di odii e di reciproche paure. Liberi dal passato, non per averlo dimenticato, ma per averlo maturato nella nostra coscienza, e poter così meglio costruire insieme il futuro.

Ho ascoltato oggi parole che mi confortano nella fiducia che di ciò voi siete profondamente consapevoli: e come potrebbe essere altrimenti, avendo voi sofferto più di ogni altro gli orrori delle "pulizie" etniche o ideologiche?

Induce alla fiducia l'avvio, in paesi confinanti, di un nuovo corso, rispettoso dei principi di libertà e di democrazia. Trieste, e l'Italia tutta, sono pronte a ricercare, insieme con loro, cooperazione e fratellanza, e a bandire diffidenze e rancori.

In questa nuova Europa, Trieste, la città fedelissima alla Patria, sta di fatto già ritrovando la fiducia in se stessa: e per Trieste questo non vuol dire inventarsi un nuovo modo d'essere, ma recuperare e riaffermare una identità cosmopolita e internazionalista indimenticata, mai del tutto perduta.

Sull'onda di questa rinascita la città offre già segni sicuri di una promettente fioritura: e voi me ne avete dato significative testimonianze nei discorsi con cui mi avete accolto.

Il futuro di Trieste è legato a molti fattori e valori. Il primo è certamente l'essere italiana.

L'Italia è ancora e da sempre fra i Paesi guida dell'Unione Europea, fra i più impegnati a far nascere un'Unione Europea forte.

Un'Europa che non perda la sua identità e il suo prestigio, ma anzi li accresca, nel momento in cui si prepara ad accogliere nel proprio seno Paesi desiderosi di abbracciarne sia le strutture istituzionali sia i valori fondanti.

E' l'esistenza di questa Europa che dà a tutti i Paesi, a tutte le realtà locali che ne fanno parte, la garanzia che la loro identità non verrà cancellata, ma anzi esaltata, proprio mentre avanza il panorama livellatore della mondializzazione.

E' l'Europa che fa da scudo a Trieste come alla Sicilia, al Friuli come alla Romagna, che ne salva le particolarità, nel momento stesso in cui offre a loro e alle altre cento province d'Italia più vasti orizzonti di crescita. In quanto Europei, non dobbiamo avere paura del futuro, nella grande contesa globale.

In questo quadro, la peculiare vocazione internazionale di Trieste sta già trovando gli stimoli per un nuovo periodo della sua storia.

Trieste sta già rivelando la sua capacità di qualificarsi, grazie alla sua posizione geopolitica, come una grande risorsa per l'Italia e per l'Europa. Molti dei vostri progetti di sviluppo, di cui oggi mi avete parlato, si collocano in questa nuova prospettiva europea.

Le nostre città e regioni di frontiera sono per loro natura fonti di iniziative nel quadro di una politica estera e di sicurezza, che si avvia ad esprimere sempre più chiaramente esigenze comuni ai Paesi d'Europa.
Quella politica, italiana ed europea, può arricchirsi di progetti e azioni concordate con le regioni che per la loro posizione costituiscono ponti naturali fra popoli diversi.

L'epoca in cui viviamo è caratterizzata dallo sviluppo di un nuovo modello di stato sovranazionale.

Coinvolge tutti i popoli dell'Unione Europea in un processo di graduale acquisizione di sovranità da parte delle istituzioni comunitarie, per l'esercizio di funzioni che gli stati nazionali non sono più in grado di svolgere adeguatamente, o che hanno di fatto già perduto.

Con la nascita della moneta europea questo processo si è accelerato, ha superato il limite del "non ritorno", si trova ora di fronte a prove ambiziose.

Perché l'allargamento dell'Unione Europea possa compiersi con successo, sono indispensabili grandi riforme istituzionali, che rendano governabile un'Europa più ampia, nel campo non solo monetario, ma anche economico, come in quelli della politica estera, della sicurezza, della protezione dei diritti dell'uomo, dell'apertura a flussi di immigrazione regolata. A questo processo noi contribuiremo con tutte le nostre forze.

In Italia, a questa transizione verso una realtà statuale europea, si accompagnano riforme interne di ispirazione federalista che accrescono le autonomie locali. Tra queste quella che riguarda l'elezione diretta dei Presidenti delle Regioni: riforma ancora incompiuta per le Regioni a statuto speciale, come la vostra; che dobbiamo saper completare prima dei prossimi appuntamenti elettorali che vi riguardano.

Approvate le riforme, occorre farle funzionare.

A ciò ci si sta applicando, con gradi diversi di elaborazione e di avanzamento, in tutte le Regioni d'Italia, cercando ispirazione anche in nuovi modelli di collaborazione fra le istituzioni di governo locale.

Vi è chi parla di "alleanza delle autonomie", chi della necessità di "fare sistema".

Il quadro della collaborazione operativa, per la definizione e per la realizzazione di progetti di sviluppo, si allarga sempre più, dalle istituzioni politiche alle associazioni economiche e sociali, alle università e ai centri di ricerca, al volontariato.

In molte Regioni gli esiti di questa tendenza sono già evidenti e largamente positivi.

Purché, quando ci si mette attorno a un tavolo ci si ponga l'obiettivo di decidere, non di rimandare le decisioni.
Si decentra per ridurre, non per far crescere la burocrazia, o per creare nuovi centralismi.

Gli obiettivi che ci proponiamo sono da tutti condivisi: gettare le basi di un nuovo sviluppo; rafforzare gli istituti di studio e di ricerca, a tutti i livelli, al fine di preparare i giovani alle nuove realtà di lavoro; creare le premesse operative e istituzionali per suscitare gli investimenti necessari.

In sintesi, essere fra i più competitivi, all'avanguardia in Europa e nel mondo. E' questo l'unico modo per combattere la disoccupazione.

E ancora: garantire ai cittadini, come agli operatori economici, la necessaria sicurezza.

Prendo atto che alcuni di questi problemi appaiono qui meno gravi o acuti che altrove, e di ciò vi va reso merito.

Una congiuntura italiana ed europea più favorevole, che già si sta affermando, faciliterà processi di crescita, della produzione e dell'occupazione: le più recenti statistiche, a livello nazionale e locale, rivelano dati incoraggianti.

Altri problemi, come il potenziamento delle infrastrutture, in particolare nelle vie di comunicazione, di grande importanza per una città dai traffici internazionali come Trieste, lamentano ritardi che ricadono nella responsabilità della pubblica amministrazione, talora quella nazionale, talora degli organi di governo locali.

Di rado quei ritardi, quelle lacune, dipendono dalla mancanza di risorse finanziarie: se i progetti sono buoni, sono pronti per la fase esecutiva, i capitali si trovano.

Il consiglio che do ovunque è sempre lo stesso: ognuno innanzitutto, faccia fronte alle proprie responsabilità. E non si esiti allora a chiamare vigorosamente in causa le responsabilità altrui, quando vi è motivo per farlo.

Da questo primo incontro con voi traggo la convinzione che considerazioni quali queste che vi ho esposto sono già presenti alla vostra coscienza. Anche se si può sempre fare qualcosa di più di ciò che si sta facendo.

In questa Europa, in questo mondo aperto, tutti sono in gara con tutti, per attirare risorse, iniziative imprenditoriali, scelte di insediamento.

Ho preso nota di alcuni problemi specifici di cui mi avete parlato, che richiedono impulsi che permettano finalmente di chiudere capitoli ancora aperti, con disagio per tutti; mi riferisco in particolare ai temi relativi vuoi ai profughi istriani e dalmati, vuoi ai diritti delle minoranze dentro i nostri confini, e di quelle italiane al di fuori di essi.

La giustizia resa, la serenità di spirito ritrovata, facilitano la conquista di nuovi traguardi.

Signore e Signori, Amici triestini,
l'Italia vede in Trieste una finestra aperta verso l'Europa centro-orientale: verso nazioni che, finalmente libere, stanno riconquistando con impegno nuovi livelli di benessere, e che saranno nostri soci nella grande impresa europea.

Le linee direttrici sono chiare: favorire in quei Paesi il processo di democratizzazione e di riforma; ampliare con loro la cooperazione economica sulla base di comuni interessi; rafforzare la sicurezza, contrastando con determinazione la criminalità organizzata.

La vostra grande piazza, che sconfina sul porto e sul mare, delimitata da solenni palazzi, come questo in cui ci troviamo, testimonianze della vostra civiltà, ci appare come il simbolo del destino di Trieste. Il mare è un confine aperto, sollecita le città e le nazioni che ad esso si affacciano a guardare a orizzonti lontani.

Il momento è propizio perché, dopo una storica svolta di secolo, ci si inoltri con fiducia verso nuovi traguardi di sviluppo e di progresso civile.

Con l'animo di chi è figlio di una città di mare, rivolgo a voi il mio più caldo augurio di felice navigazione, per il bene vostro, dell'Italia, dell'Europa.