VISITA ALLA CITTA' DI ROMA 11/11/1999

"IL MESSAGGERO": INCONTRO CON LA DIREZIONE DELLA REDAZIONE IN OCCASIONE DELLA VISITA ALLA SEDE DEL QUOTIDIANO

 

VISITA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI ROMA

QUOTIDIANO "IL MESSAGGERO"

Roma, 11 novembre 1999

Dicevo poc'anzi all'Ing. Caltagirone, mentre visitavo gli uffici de "Il Messaggero", che è la prima volta che metto piede in questa redazione.

Non sono un frequentatore di giornali. Mi fa piacere essere qui perché questo è il più antico giornale di Roma. Tra l'altro, il periodo di permanenza nella sede attuale di questo quotidiano coincide con l'anno in cui sono nato, il 1920. E, certamente, "Il Messaggero" è una componente ormai essenziale della vita di Roma. Questa è una realtà.

E' un giornale, "Il Messaggero", che ha una sua caratteristica: quella di esser riuscito a diventare un giornale popolare, e tale voleva essere quando è stato fondato.

Nella città di Roma si è radicato perché è riuscito ad essere, forse, l'unico giornale d'Italia che ha un legame così stretto con la popolazione: quella di Roma, del Lazio e di altre parti dell'Italia Centrale. Negli anni settanta avete fatto una rivoluzione tipografica, editoriale. Avete applicato nuove impostazioni con la nascita delle edizioni "ad hoc", destinate ad alcune aree dell'Italia Centrale e, anche, al di fuori dell'Italia Centrale, tutto questo con grande successo.

L'ing. Caltagirone ha ricordato l'imminente passaggio del secolo. E' un passaggio di secolo e di un millennio che coincide con un mutamento straordinario nella società e nell'intero mondo. Ora non voglio qui cominciare a parlare di globalizzazione, ma indubbiamente, anche se ci limitiamo a guardare all'Italia, è un fatto l'Italia, la città di Roma stanno per affrontare il nuovo secolo in un momento di cambiamento enorme. Questo ultimo decennio ha significato un salto di qualità dell'Unione Europea.

Il salto di qualità è l'Euro. Non solamente perché la moneta è importante, ma perché - lo ripeto ancora una volta - undici Paesi hanno deciso di rinunciare a un aspetto fondamentale di sovranità nazionale. All'inizio si sottovalutava questo avvenimento, ma esso è un fatto politico e istituzionale di estrema importanza che condiziona necessariamente l'Europa dei prossimi decenni. E, attraverso l'Europa, ha poi effetti sull'intero mondo.

Poco fa, parlando in Campidoglio, ho voluto ricordare che ieri è stato votato alla Camera dei Deputati, insieme all'approvazione finale del "giusto processo", il testo finale dell'elezione diretta dei Presidenti delle Regioni. Domani il testo va al Senato; e ci auguriamo che anche questo capitolo sia chiuso. Tutto ciò è importante in primo luogo perché dimostra che è possibile fare significativi mutamenti costituzionali utilizzando l'art. 138 della Costituzione.

Inoltre questo, con l'elezione diretta del Presidente della Regione, con l'attuazione piena del federalismo amministrativo e del federalismo fiscale - ambedue già in atto - con l'auspicata approvazione della legge sul federalismo istituzionale, si ha un complesso di norme che dovrebbe permettere alle Regioni, nei prossimi anni, di cominciare a funzionare in un modo nuovo.

Quindi favorire quella maggiore vicinanza del cittadino alle proprie amministrazioni che la Regione può realizzare. E, al tempo stesso, sollevare Roma di alcuni caratteri di capitale di uno Stato accentrato che le suscita antipatie.

Roma deve essere - lo avete scritto voi nel vostro giornale in un "fondo" dell'altro giorno - la capitale decisionale. Per questo deve portare avanti iniziative nel terziario avanzato, nel divenire maggiormente il centro nel quale si prendono le decisioni fondamentali per quanto riguarda l'attività finanziaria e l'economia in genere.

Inoltre Roma, sempre più farà sistema con tutto il Lazio e con aree oltre i confini del Lazio, con mezzi di comunicazione più rapidi, con le innovazioni tecnologiche.

Ecco, tutto questo cambia, a mio avviso, la missione di Roma nei prossimi decenni, nel prossimo secolo. Questa è la sfida che dobbiamo affrontare.

"Il Messaggero", come voce di Roma, lo è sempre stata, in questo campo può svolgere un'azione di avanguardia, di comunicazione, di convinzione, di consenso, pur nelle giuste dialettiche.

Con questi sentimenti, formulo i migliori auguri al giornale, all'Ing. Caltagirone, al Direttore, prof. Graldi e a tutti coloro che di questo giornale hanno fatto uno degli organi di stampa più credibili nel panorama della stampa italiana.