VISITA IN FRANCIA 21/10/1999

PARIGI: VISITA AI PADIGLIONI ITALIANI DEL MUSEO DEL LOUVRE








 

VISITA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
IN FRANCIA

VISITA AL MUSEO DEL LOUVRE

Parigi, 21 ottobre 1999

Gentile Signor Ministro, Signor Presidente del Louvre,

sono grato alle Autorità francesi e al Presidente Rosenberg di poter rendere omaggio alle rinnovate, splendide Sale Italiane del Louvre. Due grandi realtà culturali come la Francia e l'Italia condividono in modo precipuo la responsabilità di porre la cultura europea al centro dell'integrazione del nostro continente e di proiettare i valori della comune tradizione latina verso il XXI secolo.

Parlando all'interno di un luogo unico come il Louvre, viene naturale richiamare i problemi della cultura europea più urgenti: la conservazione della memoria comune; la visione del mondo come spazio aperto; la tecnica vissuta come strumento ma non come fine; la conferma dei valori umanistici quali elemento essenziale dello spirito europeo.

La cultura europea è diversità, scambio, sintesi: Francia ed Italia ci ricordano che la diversità è una ricchezza per l'Europa anche all'interno di una stessa nazione, come dimostra la varietà delle scuole pittoriche regionali italiane così ben rappresentata al Louvre, e il debito reciproco che Italia e Francia hanno maturato attraverso secoli di contatti fra le loro culture, anch'esso ben visibile in questo Museo. Lo stesso impegno posto nel rinnovo delle Sale Italiane al Louvre sottolinea quanto la cultura italiana sia parte integrante di quest'istituzione.

In un'epoca di profondi cambiamenti, di nuove sensibilità, di strumenti tecnologici innovativi nella comunicazione, è necessario che l'Europa si dia obiettivi di qualità. Questi sono essenziali per la crescita della società civile europea al fine d'evitare un'inaccettabile banalizzazione della nostra cultura. La cultura, che è creatività e diffusione, misura la qualità di ogni convivenza sociale; costituisce un aspetto fondamentale della fiducia dell'individuo in se stesso.

Milioni di europei cercano protezione nella propria identità culturale perché avvertono in essa salvaguardia delle loro radici; la cultura rappresenta un fattore d'unione, non certo una barriera al dialogo.

Operiamo già in una cornice istituzionale destinata a trasformarsi in una sempre più piena Unione Europea. Il passaggio alla sovranazionalità monetaria, evento decisivo nella qualità dell'integrazione, ci dà la misura degli avanzamenti raggiunti e degli sviluppi che ci attendono.

L'affermazione di un'identità culturale europea trae innanzitutto forza dal comune denominatore rappresentato dalle nostre istituzioni democratiche e dal nostro sistema di protezione dei diritti umani. Non bastano tuttavia la crescente omogeneità della nostra civiltà giuridica, il modello europeo di relazioni sociali, il valore della solidarietà. Non basta nemmeno la mobilità della gioventù, per studio, per svago o per lavoro, nel territorio dell'Unione.

Il proseguimento del cammino europeo passa attraverso la consapevolezza di una comune appartenenza, l'orgoglio della diversità capace di convivere con secolari e fecondi intrecci comuni, l'attitudine a ragionare in una prospettiva più ampia rispetto alla storia delle singole nazioni. Soltanto così si realizza un'autentica identità culturale europea.

Intravediamo le prospettive del fenomeno economico e tecnologico della globalizzazione. La globalizzazione dischiude straordinarie opportunità nella circolazione delle idee. Ciò può rafforzare la cultura europea attraverso gli strumenti innovativi della società dell'informazione. Ma la globalizzazione presenta anche dei rischi: di offuscamento del sapere, di strumentalizzazione puramente commerciale della cultura, di emarginazione dei tratti salienti delle nostre tradizioni. Sta a noi utilizzare al meglio questo processo.

I media televisivi, le tecnologie satellitari e via cavo, l'Internet hanno allargato a dismisura la possibilità di accesso a informazioni le più disparate. Ma hanno aperto altresì varchi non vigilati a messaggi negativi che mettono a rischio il processo formativo dei giovani. E' questo un problema comune del quale dobbiamo essere consapevoli.

Italia e Francia si avvalgono di un'esperienza unica maturata attraverso collaborazioni che coinvolgono molteplici interlocutori, istituzioni e individui: dai musei e dai centri di formazione, di cultura e di ricerca agli artisti, agli scienziati, agli studiosi. Questa opera comune, mirata alla creazione di un'Europa della conoscenza, si esercita già con successo nelle scuole, nelle Università, nella vita economica e sociale. E' possibile, attraverso programmi definiti nel tempo, dare alle nuove generazioni di studenti italiani e francesi una visione condivisa della società europea, rafforzando un intenso e reciproco coinvolgimento in programmi comuni che investono una pluralità di discipline a cominciare dall'archeologia, dalla storia dell'arte, dal restauro e dalla conservazione.

Ma si può essere ancora più ambiziosi operando con altri partners europei e avvalendosi maggiormente del mondo della comunicazione. L'Europa va spiegata e raccontata, attraverso progetti e programmi che aiutino a considerare il passato come un'eredità comune. In questa prospettiva, l'evoluzione ed il linguaggio degli strumenti informatici rischiano di relegare in secondo piano la ricchezza del patrimonio linguistico europeo. Anche in questo campo Italia e Francia debbono operare congiuntamente, promovendo l'uso delle rispettive lingue.

Soprattutto nei confronti del mondo, l'Europa si definisce sempre di più anche nei suoi valori, nella sua storia, nel suo paesaggio, urbano e naturale, nel suo unico patrimonio culturale. Include anche quella importante area del continente che, senza essere compresa nel perimetro attuale dell'Unione Europea, è parte integrante della civiltà europea.

Le nostre responsabilità sono intense nel Mediterraneo, nell'Europa dell'Est e nei Balcani. La regione mediterranea è culla della nostra civiltà, è luogo naturale di incontri che la cultura può alimentare: penso a Fernand Braudel che ne ha messo in luce con impareggiabile maestria le tante complementarità. All'Est e nei Balcani vi sono grandi patrimoni da tutelare, libri di testo da riscrivere, tradizioni da salvaguardare, biblioteche da conservare, collaborazioni da impostare per sostituire alla cultura dell'odio le ragioni della convivenza pacifica. Senza tutto questo, non vi potrà essere, nell'Europa sudorientale, ricostruzione della società civile.

La voce della poesia, della fede, della ricerca, della filosofia non conosce frontiere, non conosce nazionalità. Ha tenuto insieme l'Europa in passaggi cruciali della sua storia.

I momenti di creatività dell'Europa hanno avuto sempre l'uomo, anche nella sua dimensione spirituale, al centro della propria azione.

L'effigie dell'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, nato in terra d'Italia e che ha concluso la sua vita in terra di Francia, ne è simbolo. Per questo in Italia quell'effigie contrassegnerà le monete da 1 euro.

Signor Ministro,
Signor Presidente del Louvre,

il Louvre ci ricorda che ogni cultura contiene elementi provenienti da altre culture, da altre tradizioni: questi elementi permettono di affrontare le relazioni fra i popoli su base di dialogo e non di scontro; esprimono un grande messaggio di libertà e alimentano il tessuto originario dell'Europa.

L'incontro e la competizione fra popoli e culture diverse sono più che mai un dato dei nostri tempi. Sta a noi evitare che l'identità culturale del nostro Continente si limiti alla testimonianza di un glorioso passato per affermarsi come strumento di pace, di avanzamento civile, della volontà europea di essere protagonista nel complesso mondo globalizzato.

La caratteristica peculiare che la cultura europea ha acquisito attraverso i secoli è una coscienza umanista e universale. Le radici della nostra civiltà, nel pensiero greco e cristiano, nelle istituzioni romane, erano già portatrici di questo essenziale valore, rimasto intatto ed arricchitosi nel lungo arco di tempo che, attraverso il Medio Evo e il Rinascimento, ha condotto all'illuminismo e alla cultura contemporanea.

La cultura europea è una cultura dell'uomo per l'uomo. Se essa è divenuta, nei tempi moderni - come ben sappiamo, ed è un'immensa responsabilità - la cultura preminente nel mondo, non lo si deve soltanto alle realizzazioni scientifiche, tecnologiche, produttive, o anche politiche, che pure sono importanti. Lo si deve soprattutto al fatto che noi europei, e le nazioni che appartengono da sempre alla nostra cultura, penso anzitutto alle Americhe, hanno proposto e propongono un ideale di democrazia e di libertà in cui si esprimono i valori ultimi della nostra comune civiltà.