VISITA IN ABRUZZO 23/09/1999

L'AQUILA - INCONTRO CON LE AUTORITA' E CON I CITTADINI

 

VISITA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CARLO AZEGLIO CIAMPI
IN ABRUZZO

INCONTRO CON LE AUTORITA'

L'Aquila, 23 settembre 1999



Prima di tutto voglio ringraziare il Sindaco, l'avv. Tempesta, il Presidente della Provincia, Dott. Susi, il Presidente della Regione, On. Falconio per gli indirizzi che mi hanno voluto rivolgere.

E' una visita ufficiale e nelle visite ufficiali si dovrebbero leggere testi ufficiali, ma io non ce la faccio. Preferisco tenere il testo in tasca e parlare a voi direttamente con il cuore.

Sono stati ricordati i rapporti miei, antichi e recenti, con la terra d'Abruzzo. Sono rapporti che lasciano un segno. Il primo segno fortissimo lo lasciarono quelli che ha ricordato poco fa il Presidente Falconio, quelli del 1943-1944.

Vissi qui alcuni mesi particolarmente intensi. Posso testimoniare di persona, per esserne stato beneficiario, di quello che fu l'atteggiamento degli abruzzesi nei confronti di coloro che si trovavano in condizioni di bisogno, fossero essi prigionieri alleati, fossero essi ebrei, fossero ufficiali o soldati dell'esercito italiano. Io qui passai alcuni mesi con alcuni amici, in particolare con un amico ebreo, un vecchio amico livornese.

E un episodio, in particolare, mi è rimasto impresso nella mente. Quando, camminando una sera per una piccola via di Scanno, da una finestra un'anziana scannese mi fece un cenno, mi invitò a salire nella sua casa e mi offrì un pezzo di pane e un pezzo di salame.

Questo mi ricorda quel bellissimo libro che hanno scritto gli alunni e gli insegnanti di una scuola di Sulmona - e che io conservo gelosamente - il cui titolo, se ben ricordo è "Dividemmo il pane che non c'era".

Questo è il ricordo indelebile, che mi rimane nel cuore, dell'Abruzzo; dell'Abruzzo che conobbi allora per la prima volta.

Da allora gli incontri si sono ripetuti in altre responsabilità. Quando ero Governatore della Banca d'Italia ricordo in particolare una mia visita a Teramo per l'apertura di una nuova filiale della Banca. Poi per motivi così di piacere, di turismo, soggiornai sia a nord che a sud dell'Aquila, da Scanno a Rocca di Mezzo.

E poi ancora gli incontri che ho avuto come Ministro del Tesoro, l'ultimo dei quali nel marzo scorso, quando venni con l'amico Visco per parlare dei problemi della programmazione e dei problemi del rilancio dell'economia abruzzese nel quadro del Mezzogiorno d'Italia.

Lo hanno detto coloro che mi hanno preceduto: l'Abruzzo ha fatto uno straordinario passo in avanti. Lo ha fatto però mantenendo quelle sue doti fondamentali di solidità sociale, di onestà, di sentita e profonda vita familiare, che sono virtù morali, che combinate con la forza economica di una Regione che ha saputo veramente passare da condizioni di sottosviluppo a condizioni, diciamo così, di normale stato europeo, sono la vera forza che voi avete.

Qui ho il piacere di vedere i Sindaci della Provincia de L'Aquila. Per me, credetemi, è motivo di grande soddisfazione in ogni città d'Italia, vedere che una parte della sala in cui mi incontro con gli esponenti cittadini, è piena di Sindaci con la loro bella fascia tricolore.

Faccio qui una breve divagazione: è una conferma di quella unità d'Italia - di cui parlava, al termine del suo intervento, il Presidente Falconio - che è una realtà di cui dobbiamo essere orgogliosi e che bisogna rafforzare in ogni nostro momento. Perché questa è la unità nelle diversità, l'unità del nostro Paese in questa nuova realtà europea nelle diversità e nella ricchezza di quelle che sono le tradizioni, le possibilità e i patrimoni culturali e civili di ogni Regione d'Italia.

E voi la ricchezza l'avete qui grandissima, con le vostre magnifiche montagne, con il verde che fa sì che l'Abruzzo sia chiamata la zona verde d'Europa. Lo si vede bene anche venendo da Roma, pur percorrendo quell'autostrada che certamente interrompe quel verde, ma che è stata fondamentale perché si spezzasse l'isolamento in cui l'Abruzzo si trovava.

E veniamo al futuro. L'avere fatto dell'Abruzzo una delle Regioni più sviluppate del Mezzogiorno, l'essersi distaccati da una realtà meridionale, di cui dovete rimanere ad essere profonda e viva parte, ma che deve trovare in voi e che ha trovato in voi l'elemento di punta, l'avanguardia, è stato frutto del lavoro comune. Perché non c'è dubbio che questo è merito soprattutto degli abruzzesi, è merito anche del fatto di avere rotto l'isolamento in cui l'Abruzzo si trovava.

Oggi l'Abruzzo, al centro dell'Italia, si trova collegato ad Est e ad Ovest, e ha possibilità quindi di potere commerciare, di potere avere relazioni con tutta l'Italia e, attraverso le due coste, con tutta l'Europa, il Mediterraneo e il mondo.

Avete avuto uno sviluppo che fra l'altro vi ha portato a privilegiare delle attività di avanguardia, sulle quali dovete insistere, nonostante alcune delusioni che pur oggi patite.

Mi sono voluto fermare, entrando qui in questa piazza, con un gruppo di disoccupati che volevano rappresentare la loro amara condizione. E' la condizione di una impresa che era partita, certamente già in campi avanzati, ma che è stata superata da una realtà di innovazione che è sempre più prorompente.

Questa realtà bisogna affrontarla con chiarezza. Da un lato cercando di attutire i danni sociali di quello che non è più vivo, che bisogna riconoscere superato, e al tempo stesso, creando nuove condizioni, nuove opportunità di lavoro con nuove imprese, con nuove attività.

Ormai la validità competitiva dei cicli produttivi è diventata più breve, è cambiato di conseguenza il modo di vivere una vita di lavoro. Un tempo un lavoratore entrava in una fabbrica, in una industria per starci tutta la vita. E la formazione che si era creato prima di entrare nella fabbrica, con l'aggiornamento che poi poteva avere in fabbrica, era sufficiente per vivere lì la sua vita intera di lavoro. Oggi non è più così. I cicli lavorativi si susseguono con una celerità sorprendente.

Dobbiamo abituarci a questo continuo avanzamento, che in alcuni casi può essere fatto all'interno della stessa impresa. In altri si debbono creare imprese nuove e, purtroppo, accettare la fine di imprese anche relativamente recenti.

Sono solito dire, non da oggi, che la vera sicurezza del lavoratore di avere impiego, non è più il fatto di avere trovato un posto e in quel posto rimanere per tutti i suoi trenta-quarant'anni di vita lavorativa. L'unica sua sicurezza di lavoro è quella di avere un bagaglio professionale continuamente aggiornato. Lo può aggiornare in parte in fabbrica, ma non basta: occorrono corsi di formazione specifici che mettono all'avanguardia, che permettono sempre di avere una classe di lavoratori aggiornata alle nuove tecnologie.

Solo un bagaglio professionale continuamente aggiornato è l'unica vera sicurezza di avere un posto di lavoro, sia pure con cambiamenti. 

Quando si parla di flessibilità non si deve intendere solamente di flessibilità nelle forme tecniche di impiego, ma anche flessibilità proprio in questa capacità di adeguare, di aggiornare continuamente la forza di lavoro. Questo è un punto sul quale bisogna essere chiari, altrimenti si consentono pericolose illusioni.

Quindi nel prospettare il nostro futuro dobbiamo avere presente due principali punti: uno che attiene più al settore pubblico, l'altro che attiene soprattutto al settore privato. Il settore pubblico deve continuare a promuovere tutte quelle creazioni di infrastrutture che sono necessarie come fondamento di ogni attività imprenditoriale.

E qui molto avete fatto, ma molto c'è ancora da fare. E l'utilizzo di tutti i fondi, sia nazionali sia comunitari, deve essere fatto con sollecitudine, soprattutto preparando progetti: progetti validi, progetti la cui validità sia stata accertata attraverso studi specifici. Utilizzate tutti i fondi che sono anche a disposizione per la progettazione.

L'Abruzzo oggi non è più zona "obiettivo 1", non lo è più non perché ha demeritato, non lo è più perché ha meritato, perché ha superato quelle soglie che sono previste nell'Unione Europea per l'"obiettivo 1". Quindi oggi si trova a non essere più zona assistita, ma deve essere ancora zona sostenuta attraverso l'appoggio sia nazionale sia comunitario.

Come è stato ricordato, riuscimmo e siamo riusciti ad avere nel passaggio dall'"obiettivo 1" all'"obiettivo 2" una condizione transitoria che tenga conto delle peculiarità di una zona che esce da una situazione di assistenza. E ci aspettiamo ancora che da parte della Comunità Europea questo impegno preso solennemente (perché fu scritto ad iniziativa del Presidente D'Alema e mia, nel marzo scorso nel comunicato finale del Consiglio europeo di Berlino) di aiutare l'Abruzzo in questa fase di transizione si traduca concretamente in iniziative, cioè in risorse destinate all'Abruzzo. Ma da parte vostra preparatevi ad utilizzarle, cioè preparate già dei progetti, abbiate chiaro in mente quali sono le priorità nel campo delle infrastrutture.

L'altro punto, che spetta al settore pubblico, sono le riforme. Molte riforme sono state decise dal Parlamento, fatte, ma devono essere ancora pienamente realizzate. Alcune sono ancora in fase di messa a punto finale. E qui mi richiamo, soprattutto, all'importanza che so da tutti voi condivisa, di accrescere ancora le autonomie locali attraverso il federalismo.

Mi auguro che il Parlamento completi nel prossimo novembre, terminati i tempi prescritti dalla legge per le modifiche costituzionali, la nuova legge che riguarda l'elezione diretta dei Presidenti della Regione.

Mi auguro che il Parlamento discuta nei prossimi mesi il federalismo istituzionale, che si deve accoppiare al federalismo fiscale, per meglio definire e chiarire i rapporti fra istituzioni locali e Governo centrale.

Ma più di tutto varrà poi applicare queste leggi. Riuscire veramente a far sì che il principio di sussidiarietà, che deve essere un principio che con elasticità fa fronte alle diverse realtà e diverse relazioni che ci possono essere da zona a zona, fra Comuni, Province, Regioni e Stato centrale, questo concetto di sussidiarietà, nell'applicazione del federalismo, permetta quella integrazione collaborativa fra le varie istituzioni.

Questi sono punti importanti che spettano al Governo centrale e che volgono in primo luogo a rafforzare la stabilità di governo che è fondamentale per una buona gestione.

Avete visto con tutta evidenza quale è stato il vantaggio di una legge elettorale comunale indovinata, che ha permesso di dare stabilità di governo a livello comunale. E' stato un grande vantaggio: solamente la stabilità di governo permette di impostare, attuare programmi e permette anche un miglior funzionamento fra istituzioni e, all'interno delle istituzioni, fra il potere politico, sia esso Sindaco, Presidente di Regione, Presidente di Provincia, Presidente del Consiglio e la stessa burocrazia.

Solamente quando vi è un numero uno, che si sa che durerà per una intera legislatura, anche da parte della burocrazia si ha un comportamento diverso, più di piena collaborazione e di fiducia nei confronti dell'autorità politica.

Ci auguriamo che questo progresso sia completato al più presto a livello di Regione, ci auguriamo che questo progresso sia fatto al più presto anche a livello di Governo centrale.

Vi è poi l'attività che sta al settore privato, che è quella più importante. Sulla base di un miglioramento delle condizioni generali, sia istituzionali, sia concrete delle infrastrutture, dovete spingere verso la creazione di nuove occasioni di vita di lavoro. Quindi intraprendere.

Abbiamo vinto delle grandi battaglie, quali la partecipazione all'Euro; ma dopo averle vinte abbiamo dato la sensazione se non proprio di riposarsi sugli allori, di non saper ravvisare immediatamente obbiettivi altrettanto importanti. Obbiettivi che potevano essere perseguiti solamente dopo che avevamo vinto, come è stata vinta la battaglia per il risanamento dell'economia e delle pubbliche finanze, come è stata vinta la battaglia per l'ingresso nell'Euro.

Oggi abbiamo questa nuova sfida: rendere il nostro sistema economico più competitivo, che è l'unica via per avere maggiore crescita e maggiore occupazione, i veri obiettivi finali. E questo sta soprattutto all'imprenditore, che sa rischiare in quanto è in grado di prevedere quelle che sono le condizioni del mercato futuro e su quelle prende iniziative nuove.

Noi in Europa abbiamo bisogno, come ho detto in altre città d'Italia, di essere i più bravi. Perché se non siamo i più bravi rimaniamo indietro. Oggi l'Europa è una grande occasione, non è una realtà che ci porta dal cielo la manna. E' una occasione per progredire; ma sappiamo anche che se non progrediamo secondo le nostre capacità, rischiamo di perdere in termini relativi. Questo è il contare in Europa. Certamente avere riacquistato prestigio, avere riacquistato credibilità è gran cosa, ma sulla base di questo bisogna riuscire a essere all'avanguardia.

Oggi constatiamo che negli ultimi due o tre anni abbiamo corso meno degli altri. Vediamo che stentiamo a far sì che la nostra produzione di beni e servizi, corrisponda alla stessa domanda che siamo stati capaci di generare.

Vedete i dati statistici: i consumi, gli investimenti, pur crescendo moderatamente, crescono di più di quello che cresce la produzione. Questo si risolve in un vantaggio a favore degli altri Paesi.

Quando un Paese cresce del 2 per cento - dico a caso - come domanda, e cresce dell'1 per cento come produzione, come reddito, significa che quell'1 per cento di differenza va a beneficio di altri Paesi.

Questo è un indicatore, a mio avviso, preoccupante, di cui dobbiamo tenere conto. Dobbiamo immediatamente reagire. E ne abbiamo le possibilità. Abbiamo risorse di lavoro maggiori che negli altri Paesi, in quantità e in qualità. Abbiamo - e ne sono convinto - capacità imprenditoriali di prim'ordine. Dobbiamo esercitarle.

Occorre uno sforzo congiunto di tutte le forze per creare quelle condizioni, quel tessuto che dia agli imprenditori fiducia.

Abbiamo visto e vediamo qui nel Mezzogiorno che c'era bisogno e c'è bisogno di aiutare a organizzarsi. I distretti industriali, che in altre parti dell'Italia sono nati quasi spontaneamente anche per tradizioni storiche, che sarebbe ora lungo e fuori luogo richiamare, in molte regioni del Sud hanno bisogno di essere sollecitate, ma occorrono metodi semplici, non burocratici. Patti territoriali, contratti d'area: non fateli diventare strumenti di esercizio burocratico.

Questo è un punto delicato, altrimenti si rischia che un qualcosa che abbiamo pensato per facilitare gli imprenditori a creare insieme nuovi punti organizzati di sviluppo, diventi causa di rallentamento per lentezze burocratiche.

Fui felice l'ultima volta che venni qui in Abruzzo, a marzo di andare a Santa Maria Imbaro per inaugurare il patto del Sangro e dell'Aventino. Sono contento che, mi dicono, si sia già cominciato a spendere: ciò significa che iniziative sono state immediatamente presentate, riconosciute valide e che cominciano ad essere attuate. Ma quando vedo patti territoriali che languiscono da anni, perché manca un centro di coordinamento che gli dia vita o perché vi sono amministrazioni che rallentano, allora veramente mi preoccupo. Allora diventa un danno non un vantaggio, una remora, non una spinta.

Non ho potuto fare a meno di entrare in questi anche aspetti più specifici, perché penso che questi sono i veri problemi che dobbiamo affrontare.

Sono qui non per fare discorsi a carattere generale, per scambiarci saluti, sia pure di cuore, ma per entrare insieme nei problemi che riguardano l'Abruzzo, che riguardano questa magnifica Regione, che ha - ripeto - una grande forza: avere saputo mantenere, nell'avanzamento, questa sua solidità sociale.

Oggi l'Abruzzo è considerata una delle Regioni più vivibili dell'Europa. E' una cosa bellissima. Vivibile perché non solo vi è la natura, non solo vi è il progresso economico, ma perché vi è una società sana. Mi raccomando mantenetevi società sana. I presidi di una società sana sono la famiglia, la scuola, le iniziative collettive che ci fanno vivere insieme e solidalmente.

Con questo augurio, vi ringrazio nuovamente per la vostra affettuosa accoglienza.