VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CARLO AZEGLIO CIAMPI
NELLA REPUBBLICA D'ALBANIA
INCONTRO CON LA "MISSIONE ARCOBALENO"
Tirana, 11 giugno 1999
Sono orgoglioso di essere, come Presidente della Repubblica Italiana, il vostro rappresentante.
Quanto avete fatto e state facendo, fa onore al nostro Paese. Non farò ringraziamenti singoli a ogni istituzione, associazione o singola iniziativa. Voi formate un tutto che si è spontaneamente amalgamato, unendo i componenti militari ai civili, sia quelli organizzati dalle istituzioni, sia i gruppi nati liberamente. Voi avete dimostrato la capacità degli italiani di esprimere i loro sentimenti di umanità in modo organizzato, perché in passato, talora, ci veniva riconosciuto l'afflato di socialità, ma spesso ci veniva anche imputata l'incapacità di riuscire a concretizzarlo in azioni ordinate.
Quello che avete fatto ha dimostrato che alla spinta intima che c'è in ciascuno di voi, in ciascuno di noi italiani, ha saputo corrispondere anche la capacità di tradurla in realtà, operando in modo organizzato e sistematico.
Abbiamo tutti apprezzato il fatto che, non appena la crisi ha raggiunto la sua maggiore acutezza, con l'esodo di tante popolazioni cacciate dalle loro case, c'è stata un'immediata capacità di dare aiuto concreto. Il modo con il quale voi avete organizzato i campi di accoglienza, ha destato, francamente, l'ammirazione di tutti.
Avete fatto cose mirabili - ieri lo diceva anche la nostra televisione - perché in fondo all'animo degli italiani, ancor prima che nelle carte delle nostre associazioni e della stessa nostra Repubblica, c'è questo sentimento vero di solidarietà, c'è il desiderio di venire incontro alle necessità degli oppressi, dei perseguitati.
L'ha ricordato il Sottosegretario Barberi: il 28 di marzo è partita l'"Operazione Arcobaleno", poco dopo l'inizio della fase più acuta della crisi, e nel volgere di pochi giorni già la realtà degli aiuti italiani era chiara, anche se vi siete trovati di fronte a un esodo dalle dimensioni impreviste, perché, inizialmente, si prevedevano alcune migliaia di profughi e ci siamo invece trovati a doverne organizzare centinaia di migliaia. A questo siete stati capaci di far fronte con delle iniziative che, ripeto, hanno suscitato l'ammirazione di tutti quanti.
Questa missione è stata chiamata "Missione Arcobaleno". Io penso che un nome più indovinato non poteva essere trovato. L'arcobaleno è il segno della speranza e della fiducia, è il segno che il sereno tornerà a risplendere. E il sereno, da ieri, ha cominciato nuovamente a vedersi all'orizzonte.
Sappiamo però che questo non fa finire tutto in una giornata. Anzi! L'invito che io faccio a tutti voi è quello di continuare nel vostro lavoro, nel vostro impegno, certamente con uno stato d'animo più sereno, ma sapendo che bisogna continuare ad assistere queste popolazioni, convincendole - anche attraverso quell'azione che deve essere svolta da coloro che stanno per entrare in Kosovo, per garantire sicurezza alle popolazioni che debbono rientrare - che ci sono le condizioni perché possano tornare alle loro case, aiutandole in questo passaggio.
L'attività dei campi è quindi destinata a continuare ancora, penso, per lungo tempo e la vostra assistenza potrà assumere aspetti anche nuovi, al momento non facilmente prevedibili.
Ho sentito la voce degli imprenditori e a loro rivolgo, insieme al riconoscimento per quanto stanno facendo, l'invito a considerare in termini di lungo periodo il loro impegno in Albania, volto, soprattutto a creare qui occasioni di lavoro e, al tempo stesso a preparare gli albanesi affinché diventino essi stessi imprenditori, piccoli imprenditori che sappiano trovare qui occasioni e opportunità e possano offrire lavoro ai loro compatrioti. Il nostro obiettivo deve essere quello di creare in Albania, un po' alla volta - i tempi, certo, sono lunghi - un mercato con cui l'Italia potrà avere, nell'interesse reciproco, rapporti sempre più frequenti e positivi. Questo è il nostro obiettivo, un obiettivo che è, al tempo stesso umanitario e di sviluppo civile ed economico.
Io non ho altro da dirvi, se non confermare questo sentimento che provo nei vostri confronti. Voi avete reso all'Italia un grande servizio, rendendolo alle popolazioni albanesi, e a quelle del Kosovo. L'Italia, certamente, è salita nel prestigio internazionale, quel prestigio che nasce soprattutto dalla riconosciuta capacità di sviluppare sentimenti umani con azioni concrete volte ad alleviare i problemi e le sofferenze altrui.
Questa vostra attività, come sapete bene, è seguita e trova rispondenza anche in Italia. Io ritengo che meriti non minore apprezzamento quanto, per esempio, stanno facendo, molte popolazioni nelle nostre regioni più esposte a questo movimento di immigrazione da parte dell'Albania e delle altre popolazioni dei Balcani.
L'Italia ha risposto con pienezza a tutto questo. Voi ne rappresentate la punta avanzata perché siete venuti in questa terra a esercitare la vostra missione, vera missione umanitaria e di pace. E' questa quella che io chiamo la pace europea. Noi europei, noi che facciamo parte di quell'Europa più avanzata che ha trovato capacità di aggregazione nell'Unione Europea, dobbiamo essere capaci di dimostrare che cosa intendiamo per Europa, che cosa intendiamo per pace reale, non quella delle dichiarazioni, ma quella dell'azione quotidiana.
Con questi sentimenti vi rinnovo il mio ringraziamento, il mio plauso e l'invito a continuare in questa vostra opera. Grazie a tutti quanti voi.