PALAZZO DEL QUIRINALE 21/02/2000

INCONTRO CON IL PROF. HANS TIETMEYER EX PRESIDENTE DELLA BUNDESBANK, CAVALIERE DI GRAN CROCE.

 

 

INCONTRO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
CON IL PROF. HANS TIETMEYER
EX PRESIDENTE DELLA BUNDESBANK

Palazzo del Quirinale, in occasione del conferimento "motu proprio" dell'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'OMRI - 21 febbraio 2000

 

Sono lieto di avere qui il Presidente Tietmeyer per potergli conferire personalmente la "Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana". E vorrei anche, non dico spiegare perché tutti credo che già lo sappiano, ma anche ricordare a noi tutti i motivi per i quali ho ritenuto che il Presidente Tietmeyer meriti altamente questa onorificenza.

Ci siamo conosciuti molti anni fa, proprio in quel Comitato di Politica Economica, di cui qui abbiamo presente il primo Presidente, il Prof. Malinvaud; qualche anno dopo Hans Tietmeyer fu nominato Presidente di quel Comitato. E lavorammo insieme in quegli anni e nei successivi.

Allora Hans Tietmeyer era - se ben ricordo - Sottosegretario alle Finanze; egli ha passato tutta la vita nella pubblica amministrazione: venti anni nel Ministero dell'Economia, dal 1962 al 1982; e poi dal 1982 fino al 1989. Era, quindi, nel Comitato di Politica Economica, come Sottosegretario alle Finanze.

Successivamente entrò, all'inizio degli anni '90, nel Direttorio della Bundesbank, e nel 1993 fu nominato Presidente; carica che ha tenuto fino allo scorso anno.

Credo che in tutta questa attività Hans Tietmeyer abbia dimostrato quattro meriti. In primo luogo l'essere stato il più deciso sostenitore di quella che io chiamo la "cultura della stabilità" e con questo di avere confermato la forza e la funzione del "Deutsch-Mark".

Il secondo merito nel suo Paese è quello di essere stato anche un grande protagonista dell'unificazione tedesca. Non a caso, era da poco entrato nel Direttorio della Bundesbank, quando nel 1989 il Cancelliere Kohl chiese al Presidente della Bundesbank Pöhl di potere riavere temporaneamente Hans Tietmeyer per dedicarlo all'unificazione tedesca per tutto quello che riguardava gli aspetti monetari.

Il terzo merito, a mio avviso ancora maggiore, è quello di essere stato un protagonista e, direi anche uno degli anticipatori della unificazione monetaria europea. E non a caso egli già fece parte del Comitato Werner, nel 1970. Tutte le vicende successive, tutti i negoziati che hanno portato, alla fine del 1978, alla creazione dello SME e poi tutti gli avvenimenti che si sono succeduti hanno visto Hans Tietmeyer, sia come rappresentante del Governo tedesco, sia come Governatore, una figura di primo piano in questa creazione dell'Euro.

Il prestigio che ha acquisito in tutti questi anni è dimostrato anche da uno dei più recenti, uno degli ultimi incarichi che ebbe come Presidente della Bundesbank, cioè quello di essere incaricato dal G7 di presiedere il "Financial Stability Forum".

Tutta questa sua attività ha avuto delle "guide lines" ben chiare, che si possono ritrovare nella recente opera editoriale da lui pubblicata, con il volume che va sotto il titolo di "Social market economy and monetary stability".

Il titolo del libro risponde alla sua visione di collegare l'attività monetaria, nella quale si è particolarmente impegnato, con l'andamento generale dell'economia in un quadro di grande attenzione alla realtà sociale.

A Lui l'Italia deve molto. Prima di tutto, perché è stato il Presidente della Bundesbank con una più profonda e sicura visione europeista.

Ricordo ancora - e qui entro nelle memorie personali - uno dei nostri ultimi incontri, nel febbraio del 1998 - quando in Germania - dopo avere avuto vari contatti politici a Bonn, andai a Francoforte alla Bundesbank: le preoccupazioni che allora Hans mi espose erano quelle di un vero europeista. Egli aveva chiaramente in mente la consapevolezza che creare l'Euro era un passo di non ritorno verso l'integrazione europea. Per questo era preoccupato dell'ingresso della lira.

Egli mi diceva con tutta franchezza che entrare in una moneta unica senza possibilità di ritorno - e ancor più in vista di una crescente integrazione europea - implica avere economie con la flessibilità necessaria a vivere in una condizione del genere. E l'Italia la flessibilità era stata costretta a cercarla per troppe volte nella svalutazione della lira. Questa era la grossa preoccupazione di Tietmeyer

Ci eravamo già trovati a vivere momenti drammatici già nel novembre del 1992, quando avvenne la crisi non solo della lira ma di tutto il sistema monetario europeo. Hans sicuramente ricorderà quella riunione di un sabato pomeriggio negli uffici del Ministero del Tesoro - insieme a Kohler, il Ministro Barucci, Dini ed io - a cercare una soluzione, che giustamente vedevamo nella necessità di una svalutazione ampia, non solamente dell'Italia, ma anche di altri Paesi, nei confronti del marco e di una riduzione dei tassi di interesse nella Germania. Presidente del Consiglio era l'attuale Ministro del Tesoro, on. Amato, che ci seguiva per via telefonica.

E poi ci siamo ritrovati in altri incontri non facili, nel novembre 1996, per la riammissione della lira nella banda stretta, e poi nel 1998 per la finale decisione delle valute che dovevano far parte dell'Euro. Ma tutte queste nostre discussioni ci hanno sempre visto operare in spirito di grande lealtà ed amicizia.

Hans temeva, quando sostenevo la candidatura dell'Italia all'ingresso nell'Euro, che mi sbagliassi per eccesso di europeismo e per eccesso di amore di Patria. E al termine del nostro incontro, mi permetterò di dargli, con il permesso del Ministro del Tesoro, un grafico dei conti pubblici italiani negli ultimi venti anni. Questo grafico dimostra che egli aveva ragione di dubitare, ma che anche noi avevamo ragione di essere fiduciosi nell'Italia.

Oggi l'Italia può ben dire di avere non solo sradicato l'inflazione ma di avere condotto all'equilibrio i propri conti pubblici e di avere iniziato una riduzione anche di quell'altro importante rapporto che è quello tra il debito e il prodotto interno lordo. Certo c'è ancora molto da fare in Europa e, non meno che negli altri Paesi, in Italia per rafforzare questa nostra Unione Europea, per rafforzare questa nostra valuta comune.

Quello che posso dirti, caro Hans, è che la fiducia che mi esprimesti a York, in occasione dell'Ecofin nella primavera del 1998, quando mi facesti capire indirettamente che anche la Bundesbank era d'accordo per l'ingresso dell'Italia nell'Euro, non è stata una fiducia mal riposta. E al tempo stesso voglio ringraziarti, a nome dell'Italia e mio personale, perché senza il tuo pungolo, senza la tua costanza non si sarebbero realizzate tante cose né in Europa, né in Italia.

Per questo desidero consegnarti questa Onorificenza che intende dimostrarti la stima, l'amicizia e il ringraziamento del mio Paese.

 

RISPOSTA DEL PROF. HANS TIETMEYER

 

Signor Presidente, Signore e Signori,

prima di tutto vorrei dire quanto mi senta onorato e quanto questo incontro mi riempie di emozione.

Sono felice di avere potuto ricevere da Lei, dalle sue mani, questa Onorificenza. E mi fa molto piacere rivedere tanti vecchi amici con i quali ho potuto collaborare per tanto tempo. E per me è stato anche un onore poter lavorare con loro.

Vorrei prendere uno dei pensieri che Lei ha menzionato, Signor Presidente: l'Italia è stato ed è uno degli elementi centrali dell'Europa. E l'amicizia tra la Germania e l'Italia ha potuto funzionare anche in situazioni di crisi e nei momenti difficili.

Ho sempre cercato di lavorare a favore dell'Europa. Già nel 1951; uno dei miei professori mi ha scritto sotto un tema che riguardava l'unione del carbone e dell'acciaio: "Auguro ogni bene a un europeista convinto".

Sono convinto che l'Europa possa esistere soltanto se da un lato abbiamo dei valori in comune e dall'altro dobbiamo anche trovare altri aspetti in comune che devono rispecchiare la realtà. E penso, che senza riferirci alla realtà in cui viviamo non potremmo mai avere una integrazione duratura. E se questo non ci dovesse riuscire avremo una evoluzione in Europa che può portare a dei conflitti.

Quello che ho detto vale anche per l'Euro. L'Euro di per sé è stato un notevole progresso, ma l'Euro è anche una grandissima sfida per tutti. Sono felice che abbiamo potuto affrontare insieme momenti non facili durante questo processo. Ci sono stati infatti delle situazioni critiche, ma non li abbiamo affrontati soltanto pensando alla nostra amicizia, ma abbiamo sempre avuto presente anche la realtà. E sono convinto che abbiamo bisogno di un Euro veramente durevole e stabile; questo è necessario soprattutto se vogliamo rimanere competitivi nei confronti del dollaro.

So che ci sono state persone che mi hanno criticato, anche nel mio stesso Paese, poiché si riteneva che fossi contrario all'Euro. Qui in Italia si credeva, addirittura, che fossi contrario all'ingresso della lira nell'Euro: tutto questo non è esatto. Sono convinto che sia veramente un bene che sia stato istituito l'Euro e credo che sia anche un bene che l'Italia faccia parte dell'Euro.

E devo dire che ciò è merito di tante persone che sono qui presenti in questa sala. Vorrei aggiungere che Lei, Signor Presidente, ha contribuito a tutto questo, nei suoi vari incarichi istituzionali ricoperti, ma anche nella sua politica monetaria. Lo stesso vale per il Presidente Amato, quando era Presidente del Consiglio dei Ministri e nelle sue vari funzioni come Ministro e per il Ministro degli Esteri Dini, che proveniva dalla Banca d'Italia, con il quale abbiamo lavorato nei vari Comitati di giorno e di notte, senza sosta. E vorrei anche ricordare l'attuale Governatore della Banca d'Italia, Fazio. Tutti costoro hanno contribuito in modo decisivo alla partecipazione dell'Italia all'Euro.

Devo dire che molte persone mi criticano, anche nel mio Paese sono stato criticato, però oggi sono abbastanza soddisfatti di quello che ho detto allora, perché a volte bisogna anche correre il rischio di dire delle cose un po' spiacevoli, ma che rispecchiano la realtà.

Vorrei ancora ribadire quanto mi senta onorato e rinnovare il mio ringraziamento per l'alta onorificenza che mi è stata conferita. Spero e auspico che l'Euro abbia il suo successo, come spero ed auspico che l'amicizia tra l'Italia e la Germania possa ulteriormente progredire. E naturalmente spero anche che l'integrazione europea possa svilupparsi ulteriormente.

E con questo vi ho espresso tutte le speranze di una persona che ormai ritiratasi in pensione.